Il mantra di Italiano come arma a doppio taglio. L’ottovolante Fiorentina, senza una mezza misura difficile da trovare
D’altronde, se non soffre, non è la Fiorentina. La Viola si aggiudica la gara d’andata dei play-off di Conference League, battendo il Twente per 2-1. Una partita divisa a metà, con un primo tempo dominato con tranquillità e incisività dai ragazzi di Italiano, ma una seconda frazione ben più tosta. Sembra che la Fiorentina, dopo il doppio vantaggio con le reti di González e Cabral, si sia complicata la vita da sola.
Gli olandesi, spiazzati dal vantaggio viola dopo 60 secondi, hanno dovuto rivedere i loro piani e hanno prodotto veramente poco, dovendosi adattare alla partita. La superiorità della Fiorentina, in certi momenti, è stata imbarazzante; non tanto per il numero (pur sempre elevato) di occasioni create, quanto per l’elevata intensità. Una caratteristica tanto decantata anche da Jans per la sua squadra, eppure non c’è stato paragone.
I problemi sono arrivati nel secondo tempo, come quattro giorni fa contro la Cremonese. I ritmi della partita calano, ma la Fiorentina non ha in mano il totale controllo della situazione. Come la squadra si abbassa di un metro, aumentano gli errori e le disattenzioni. Aumenta la paura, non si percepisce più la lucidità che si aveva a ritmi alti.
Come sempre, la verità sta nel mezzo. Mancano anche quei due giocatori di qualità, un centrale difensivo (che sarà Igor quando rientrerà) e una mezzala, che contribuiscano a non farsi prendere dal panico e a rimanere concentrati. D’altro canto, va riconosciuto che il gioco di Italiano non è fatto per gestire le partite addormentandole. Non è nell’indole di questa Fiorentina.
Rimane il fatto che è complicato andare a razzo per l’intero match. Si lavorerà per una via di mezzo? Forse si sta già provando a farlo, ma i cali nella seconda frazione, quando si è già in vantaggio, rimangono un problema da limare. Per il ritorno a Enschede, un punto da cui ripartire è sicuramente il primo tempo visto ieri sera. E poi continuare a quei ritmi, finché ce n’è.