Il 'Giorno della Marmotta viola': quando l'inedia supera l'emozione. Il grigiore di un limbo da scansare a tutti i costi
Un po' alla Marzullo, ognuno si faccia questa domanda e si dia poi una risposta: è davvero divertente e interessante veder giocare la Fiorentina? Fino a dicembre la squadra di Italiano era quarta e, se pur poco spumeggiante, era quantomeno sostenuta dai risultati (e dalla buona sorte). Da gennaio invece, simmetricamente alla scorsa stagione, l'ingresso in un tunnel nebuloso, con pochi punti, pochissime prestazioni esaltanti e quella sensazione da fine impero che mette anche un po' di tristezza.
Certo, di spazio per ricordare l'attuale stagione ce n'è ancora perché la Fiorentina è ancora in ballo per due trofei (non si dica ‘su tre fronti’ cortesemente, perché lottare per l'ottavo posto non può che essere un non-obiettivo, da mediocri). Eppure quella sensazione di film già visto (come in ‘Ricomincio da capo’, dove Bill Murray riviveva ogni mattina il ‘Giorno della Marmotta’), di errori ripetuti e mai risolti arriva a smussare perfino la delusione abituale per serate come quella di ieri. A renderle paradossalmente così ricorrenti e arcinote, da risultare noiose. Ecco, quando in un settore che si nutre proprio di emozioni, positive e negative, si fa spazio alla noia arriva il reale problema.
L'inedia, l'abitudine, la resa, la ruotine mai stravolta: sentimenti che litigano con il furore della passione e conducono verso un grigiore generale, il classico limbo. Che riportato alla realtà viola rischia di raccontare una stagione senza arte, né parte: basterà affidarsi alle coppe, sperando che, per magia, i giovedì siano diversi dalla domenica? In un paio di mesi lo scopriremo, di sicuro sono strutture fragili a cui aggrapparsi.