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Poche ore dopo il derby dell’Appennino, Fiorentinanews.com ha contattato Dario Marcolin, ex calciatore di molte squadre di Serie A, vice di Mihajlovic alla guida della compagine gigliata ed oggi commentatore tecnico ed opinionista di DAZN. Partendo dalla partita di domenica, abbiamo affrontato con lui vari punti di discussione riguardanti la squadra viola.

Guardando Bologna-Fiorentina, nonostante l'ampia rotazione di coppa, si può parlare di un filo di stanchezza, magari mentale, della squadra, scossa anche da due episodi tristi extracalcistici, oppure va ricondotto il tutto ad un normale incidente di percorso? 

“Si tratta di un incidente di percorso, ma anche figlio, come ha detto lei, della tragedia sfiorata con Bove, della morte della mamma di Palladino che possono aver creato anche delle difficoltà comprensibili all'interno dello spogliatoio. Per i suoi valori tecnici la Viola starà là davanti, avendo un motore di gioco con palla a terra, un allenatore offensivo ed a marzo capiremo molto non solo della Fiorentina, ma di tutte le squadre impegnate con le fatiche europee”. 

Dopo otto vittorie di fila, arriva una battuta di arresto. 31 punti in 15 partite: quale può essere un obiettivo ragionevole per la squadra in questa stagione?

“La Champions. Lo può dire la Fiorentina per come ha impostato la stagione, lo può dire la Lazio, lo possono dire tante squadre per via di un campionato molto equilibrato, a parte l’Atalanta che vuole un po’ scappare via”.

Quanto può dare il rientro in organico di Gudmundsson? 

“È sicuramente l’acquisto di gennaio. Bisogna solo dargli un ruolo. Sa, quando la squadra va così bene, è difficile cambiarla. Con l’infortunio di Bove può mettersi a sinistra, oppure, come ieri, giocare vicino a Kean, lasciando decentrato Beltran o Sottil”.

Lo stesso vale per Pongracic?

“A Lecce guidava la difesa, ha un pedigree importante. Poi bisogna sempre vedere l’impatto di un acquisto in un ambiente nuovo. Quando rientrerà, come per Gudmundsson, si potrà parlare di un altro acquisto di gennaio”.

Che idea si è fatto della polemica a distanza tra Pradè ed Italiano? L’allenatore rossoblu, venendo da tre stagioni a Firenze e conscio delle situazioni di Bove e Palladino (scomparsa della mamma), poteva evitare quell’esultanza eccessiva?

Forse è un’esultanza che aveva dentro, con un po’ di rabbia. Ma non sappiamo di cosa si tratta e perché, non essendo dentro il mondo Fiorentina”.

E sulle parole di Pradè?

“Ci sono cose che non sappiamo, quando lavori per tanti anni in club si possono creare dei rapporti buoni e cattivi. Pradè, comunque, fa il suo lavoro e ci sta che venga davanti alle telecamere a dire quello che pensa”.


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