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Triplice fischio finale dopo una vittoria sofferta, i calciatori della Fiorentina non esultano, ne si abbracciano. A contornare la situazione, l’inno viola inizia a risuonare tra le mura del ‘Franchi’ addirittura con qualche minuto di ritardo un po’ come succede dopo uno scialbo pareggio. Probabilmente le preoccupazioni che aleggiano come nubi non più all’orizzonte si fanno sempre più consistenti ma la situazione rimane strana ad osservarla da vicino; e le porte desolatamente chiuse degli stadi permettono di osservare queste situazioni un po’ più da vicino. Durante la partita i calciatori in panchina scherzano, si prendono in giro allegramente facendo percepire sintomi di un gruppo che in qualche modo, c’è. Poi c’è quel rettangolo verde che imporrebbe ad una squadra di due categorie superiori (e con rinnovata ambizione o almeno così vien fatto trasparire) di dominare sul rispettivo avversario ed è li che l’allegra compagnia…si blocca.

La sensazione è che la Fiorentina sia in un lockdown mentale asintomatico. Dalle parole della dirigenza e dello staff tecnico filtra positività ed anche vista da fuori, la compagine viola sembra tutto fuor che un gruppo allo sbando e non affiatato. Ma ogni volta che la ciurma di Iachini deve fare ciò per cui è pagata, arrivano i sintomi della “malattia”. Mancherà un po’ di pugno di ferro forse?  I gigliati in campo si ritrovano lenti, sempre sottotono e con una mancanza di grinta e “cattiveria” agonistica che era il marchio di fabbrica del proprio allenatore. Da fuori la Fiorentina spesso da anche l’impressione di correre poco in campo; o sicuramente sempre meno dei rispettivi avversari. E i numeri danno ragione alle impressioni dato che il club viola si ritrova penultimo nella speciale classifica dei km percorsi dall’inizio del campionato davanti solamente al Crotone con 104,5 km percorsi contro i 103,2 dei calabresi. Per dare un’idea, il Verona di Juric e il Parma sono rispettivamente primi e secondi in questa classifica con 111 e 110 km percorsi.

Quel che manca è sicuramente la spensieratezza, almeno sul rettangolo di gioco. Perché ai fini del risultato, che sarebbe almeno quello di divertire oltre che di provare a vincere, le rabone di Dragowski e inneggiate da Lirola nell’intervallo di Fiorentina-Padova, non servono a niente. Se il gruppo c'è, lo si deve dimostrare in campo. I viola in sul rettangolo verde non si divertono e la maggior parte dei calciatori probabilmente ci prova pure poco a divertirsi. Callejon che vedo lo spazio giusto per Kouame che, dopo essere subentrato da pochi minuti, rimane piantato sul posto, è lo specchio della situazione. Su ogni risultato, la Fiorentina assomiglia alla squadra di calcetto in svantaggio di “tanto a poco”, come usa dire nei termini da oratorio. Una squadra quasi perennemente ‘annoiata’ dallo stare in campo tanto da aspettare con ansia la fine dell'ora del fatidico calcetto tra amici; salvo alcune eccezioni per classe ed esperienza. Ma si sa che è la coralità ciò che conta. E pensare che il gioco del calcio sarebbe prima di tutto un divertimento; e un certo Diego Della Valle lo fece scrivere addirittura su una maglia prima che arrivasse lo sponsor di turno cancellando il tutto con una spugna piena di milioni di euro…


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