Polverosi: "Quando è arrivato a Firenze, Italiano aveva un centravanti, ha chiesto un'ala a gennaio e gli hanno comprato altro. Non è da monumento ma si merita una stretta di mano"
Ancora tre partite e si chiuderà il ciclo triennale di Vincenzo Italiano alla Fiorentina. Un bilancio di questo periodo lo traccia stamani sul Corriere dello Sport-Stadio, il giornalista Alberto Polverosi.
Il centravanti che c'era e poi…
“Per parlare dei tre anni di Vincenzo Italiano sulla panchina della Fiorentina serve una premessa - scrive Polverosi - Quando è arrivato a Firenze, il centravanti della sua squadra era Dusan Vlahovic che nel solo girone d’andata del 2021-22 segnò 17 gol, poi a gennaio la società lo ha ceduto alla Juventus per 75 milioni di euro. Dal gennaio 2022 ad oggi i centravanti di ruolo della Fiorentina sono stati Cabral, Jovic, Piatek, Nzola e Belotti a cui potremmo aggiungere, ma solo allargando il concetto di centravanti, Kouame (che molto più spesso ha fatto l’ala) e Beltran (nel corso della stagione diventato trequartista)…I cinque veri centravanti del post-Vlahovic hanno segnato 12 gol in meno del solo Vlahovic giocando 57 partite in più”.
“Non si meriterà un monumento, ma una bella stretta di mano sì”
E ancora: “I tre anni di Italiano si chiudono con un segno decisamente positivo. Ha lasciato un gruppo con buone prospettive che ora tocca alla società migliorare, se vuole migliorare. A gennaio, l’allenatore chiedeva un’ala e sono arrivati in prestito un terzino e un centravanti. E a gennaio la Fiorentina era quarta, in corsa per la Champions, traguardo che il club non ha ritenuto alla sua portata viste le operazioni di mercato. Veniva da un anno di Serie A a La Spezia, qui a Firenze ha proseguito nella sua crescita, dimostrando di saper gestire una squadra che nelle ultime due stagioni è rimasta in corsa fino alla fine su tutti i fronti, una squadra che ha un organico inadeguato per certi traguardi. Forse nessuno farà un monumento a Italiano, ma sarebbe giusto se i fiorentini lo accompagnassero all’uscita con una bella stretta di mano. Non sono stati per niente anni banali”.