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Sono passati poco più di quattro minuti dal momento in cui Edoardo Bove è crollato incosciente sul prato del Franchi a quando l'ambulanza ha lasciato, a sirene spiegate, l'Artemio Franchi. Quattro minuti lunghi un'eternità, lunghi ventidue anni, quelli di un ragazzo che ha rischiato la vita. 

240 secondi per la vita

240 secondi in cui sono state prestate le prime, fondamentali, cure al giocatore della Fiorentina, circondato da compagni e avversari dell'Inter. Poi i concitati momenti in cui in campo si chiamava l'ambulanza direttamente sul terreno di gioco, con Mandragora, Ranieri e Dimarco su tutti a esortare i soccorritori ad avvicinarsi alla zona dei soccorsi. 

La freddezza dei soccorsi

 Le urla, il panico. Comprensibili. A queste si è contrapposta la freddezza dei soccorritori dell'ambulanza che hanno atteso la barella con il giocatore fuori dal campo di gioco come da protocollo. Il mezzo, infatti, avrebbe potuto impantanarsi nel prato, bagnato per la partita, oppure slittare, rendendo complicatissimi i soccorsi. Oltretutto, il materiale e gli strumenti medici che sono nelle ambulanze è presente a bordo campo durante ogni partita in replica esatta. 

Dal Franchi a Careggi 

Ore 18.17 il malore di Bove, ore 18.32 il suo arrivo a Careggi. La macchina dei soccorsi ha funzionato in modo perfetto. Un quarto d'ora che ha salvato la vita a Edoardo Bove

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