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Diciamoci la verità, se non fosse per per i traffici illeciti di casa Juve e per il destino europeo ancora sub iudice (deciderà il presidente della Uefa Ceferin se ammettere i bianconeri o escluderli), il campionato della Fiorentina sarebbe finito già da un mesetto abbondante. La corsa all'ottavo posto infatti ha qualcosa più di mistico che di sportivo e non li può certo definire un "fronte" su cui concorrere. La squadra viola in questa stagione si è trovata proiettata in tabelloni agevoli in Coppa Italia e Conference ed è stata brava a sfruttarli per arrivare in fondo ai due tornei: al di là del fatto che poi tutto ciò conta se si alza al cielo il trofeo, è vero al tempo stesso che il campionato è stato decisamente maltrattato. Tolto il brillante periodo tra marzo e aprile.

La rincorsa all'ottavo gradino per altro è tutt'altro che di possesso viola, visto che a parità di punti il Torino sarebbe davanti e che i granata hanno un discreto match point contro un'Inter che avrà la testa alla finale di Champions. Da un lato quindi l'incognita del risultato granata, che va di pari passo con l'esigenza di 3 punti di una Fiorentina che al Mapei non dovrebbe presentarsi con tutto l'undici titolare. Dall'altro l'incognita Juve, ad oggi settima forza della Serie A.

Per tutto questo, la stagione si salva solo vincendo la Conference League il 7 giugno: in un colpo solo la Fiorentina alzerebbe un trofeo dopo 22 anni e si ritroverebbe in Europa League, scalando un gradino europeo, acquisendo continuità in ambito internazionale e dando un senso al terzo trofeo Uefa, contro un avversario sulla carta più forte come il West Ham. Chiaro invece che senza trofei e senza Europa, con un campionato sotto tono la stagione assumerebbe i tratti del classico brodino autunnale, piuttosto malinconico. Perché è vero che nella vita, talvolta "il viaggio conta più della meta" ma nello sport senza la meta anche il viaggio perde un po' il suo senso.

 

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