Come (non) cambia la Fiorentina con la (non) partenza di Milenkovic. Il difensore "alto" con licenza di "attaccare"

Con la probabile permanenza di Nikola Milenkovic alla Fiorentina potrebbero (non) cambiare diverse cose. Innanzitutto, verrebbe blindato un reparto che l'anno scorso è stato reinventato dall'allenatore viola. Grazie all'inserimento di Igor tra i centrali, la coppia serbo-brasiliana ha affinato un'intesa che è risultata spesso decisiva. Forse, più in fase "offensiva" che nel chiudere la porta agli avversari. La costruzione dal basso di Italiano richiede infatti che i due centrali stiano con i piedi sulla linea di metà campo. Per anticipare gli attaccanti, ma soprattutto per recuperare subito il possesso e far ripartire immediatamente l'azione.
E Milenkovic in questo aspetto è un maestro. La sua imponenza fisica gli permette di salire in testa (letteralmente) agli avversari e di vincere la quasi totalità dei duelli aerei. In Serie A, è uno dei migliori giocatori per palloni recuperati di testa. Ovviamente, non c'è solo l'anticipo in aria. Il numero 4 viola è anche abile nello scavalcare gli avversari girati di spalle, impossessandosi così della sfera. Per non parlare della sua leadership nel guidare il pacchetto arretrato. Terzini compresi.
Insomma, la permanenza di Milenkovic potrebbe essere un segnale forte anche per gli aspetti più propriamente tattici. Per Italiano, il nazionale serbo è il punto di riferimento della difesa. La sua (non) partenza quindi potrebbe cambiare tanto. Non solo in fase difensiva, ma anche (e soprattutto?) in quella propositiva. D'altronde, l'allenatore è sempre quello del "difendere bene, attaccare benissimo". E se il serbo ritornasse il goleador degli anni passati, allora potrebbe anche essere definito come il primo attaccante della squadra.