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Il week end ha portato una levata di scudi da parte di qualunque associazione ambientalista di questo mondo, a condanna delle offese violente (mai giustificabili) e a difesa strenua dei diritti insindacabili di Italia Nostra. Quelli di poter dire "No" a qualunque cosa, a prescindere, poco importa se l'argomento di cui si parla lo si conosce poco o punto. D'altronde questo è il modus operandi dell'associazione nata nel 1955 e presieduta nella sua costola toscana dall'esimio professor Rombai, concittadino del Viola Park.

E' così che si creano dei veri e propri paradossi, perché basta scavare fin troppo poco per scoperchiare una miriade di ricorsi, controricorsi, battaglie kamikaze poi perse alla lunga ma in grado di far perdere tempo (e non solo, come vedremo) al costruttore (non speculatore) di turno.

Parliamo in questo caso dell'edilizia e della modifica al Regolamento Urbanistico, adottata dal Comune di Firenze ormai quasi due anni fa in seguito alla Legge Sblocca-cantieri, utile per de-burocratizzare e soprattutto sbloccare diversi cantieri pubblici e privati della città (il centro storico in particolare). Italia Nostra ne contestò un articolo e ricorse al Tar, ufficialmente per la mancanza di un tavolo di confronto sulle nuove normative e per il terrore della 'ristrutturazione edilizia', per altro non prevista dal regolamento nuovo. In tale occasione per altro, l'allora presidente nazionale Maria Rita Signorini escluse anche ulteriori ricorsi dopo la sentenza, che arrivò a dicembre e che dette torto all'associazione ambientalista.

Tempo sei mesi e Italia Nostra si rimangiò la parola, ricorrendo al Consiglio di Stato ("un atto dovuto", ebbero a far sapere), tra lo sconcerto generale. Il risultato? Tutto nuovamente fermo. Ad opporsi non c'era solo l'intera giunta ma anche gli ordini di avvocati e architetti, che giustamente sottolineavano come un blocco ulteriore dei cantieri (oltre alla fase mondiale complessa in cui avveniva) rappresentasse un vero e proprio "autogol", in grado di bloccare attività economiche, compromettere posti di lavoro ma soprattutto di impedire la fruizione del patrimonio immobiliare del centro storico ed il suo adeguamento ecologico ed ambientalmente sostenibile (es. gli interventi di adeguamento energetico).

E dire che i signori di Italia Nostra si presentano come i paladini della difesa dell'ambiente e della tutela dell'interesse pubblico, un paradosso no? Sempre che il vero, primario, obiettivo non sia quello del protagonismo ostinato e dell'opposizione a priori.

Non si angosci Rocco Commisso, il partito del no è stato già battuto su altri fronti (il ponte di Vallina è un altro bell'esempio): serve un po' di pazienza in più del dovuto e, forti del corretto iter seguito dall'amministrazione di Bagno a Ripoli, il suo (il nostro) Viola Park vedrà la luce.


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