Gli ultimi 50 giorni di Palladino. Fra esperimenti falliti, con un mercato sempre in ritardo, e la ricerca di una Verità-Idea che possa salvare faccia e panchina
Tutti i nodi - come si suol dire - vengono al pettine. Tuttavia, ciò non significa che la polvere non possa rimanere sotto al tappeto per mesi interi. E Palladino con questo stratagemma aveva giocato da illusionista. Con l'intuizione di Bove sulla fascia, l'unica Idea, degna di nota, con la ‘I’ maiuscola, del tecnico campano a Firenze. Un allenatore che, da un giorno a quell'altro, era stato prelevato dal Presidentissimo del Monza e ancora, quasi dal nulla, ha iniziato la propria carriera come allenatore in Serie A. Ma così, tutta l'esperienza di anni e anni di gavetta (come aveva fatto invece Italiano, partendo addirittura dalla Serie D), non l'ha mai maturata. Il che - intendiamoci - non deve essere per forza visto come un male. I “predestinati” esistono e sono quotidianamente in mezzo a noi. Ma dove non arriva il talento, dove non sussistono le idee, dove non si annusa quell'Aura da “tutto si risolverà”, deve esserci la regola, la disciplina, la ratio che guida verso scelte mirate e ponderate. Tutto ciò, non sta succedendo in Fiorentina.
Un mercato tremendamente in ritardo. Ma è solo l'ultimo di una lunga serie
A partire dalla società. Rea, ancora una volta, dell'abbandono a sé del suo leader tecnico, difeso pubblicamente - si fa per dire - solo a domanda posta, e arrivata agli ultimi giorni di mercato con una rosa a corto di forze, strumenti e la sempreverde qualità che ogni cosa aggiusta.
- Gennaio 2024 (a Supercoppa cestinata): Faraoni per l'infortunio - di settembre - di Dodo; Belotti (arrivato al capolinea ‘Gol’) per sopperire a Nzola; stop
- Agosto 2024 (31 del mese, ultima chance): una serie di colpi sicuri dal campionato nostrano che avrebbero finito per costituire l'ossatura dell'undici tipo del mister
- Gennaio 2025 (e non stiamo a scomodare tutte le altre sessioni dell'era Commisso): un difensore argentino semi-sconosciuto al posto di un altro, scontento e un centrocampista dalle caratteristiche simili a quelle del catalizzatore “perso in battaglia” il Primo Dicembre, ovvero la data che, in molti provano a negare, rappresenta il punto di non ritorno della Fiorentina di Palladino.
50 giorni di esperimenti (falliti)
Quella squadra non tornerà mai più. In primis per l'ovvietà di Bove, ma anche e soprattutto perché la polvere scoperta dal tappeto non vi sarebbe rimasta per molto altro tempo. E Palladino, negli ultimi 50 giorni, le ha provate per nasconderla: la difesa a tre (con Moreno titolare!) con il Napoli, Parisi (dopo le esternazioni del suo agente sul caso-Biraghi) al posto di un Gosens che chiedeva ossigeno, i continui fastidi di Cataldi, il calo agonistico di Adli, per non parlare dell'inconsistenza di Colpani e degli atteggiamenti di sufficienza di Ranieri e Dodo, insieme agli errori di gioventù di Comuzzo.
L'Undici Ideale e la Verità perduta
De Gea, Dodo, Ranieri, Comuzzo, Gosens, Adli, Cataldi, Colpani, Beltran, Bove, Kean: questo l'XI ideale delle 8 vittorie di fila in campionato, arrivate tutte insieme e tutte troppo belle per essere ripetute. A detta dello stesso Palladino, consapevole che tra la Fiorentina di inizio stagione e quella successiva della difesa a quattro, la verità non poteva essere né l'una né l'altra. E ora il mister, onde evitare il probabile esonero, cerca un'altra Verità-Idea che possa salvargli la faccia. Ne va del suo onore, ma anche di quello della Fiorentina: un club capace di illudere e di illudersi, sperando che la polvere sotto al tappeto, prima o poi, sarebbe stata rimossa dalla domestica.