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Ci sono storie di calcio, ci sono storie di vita. Ci sono storie tristi e ci sono storie di riscatti. Storie che raccontano una fine, storie che raccontano nuovi inizi. C’è un po’ di tutto nelle storie che vi vogliamo raccontare oggi, che forse dà voce solo alla parte “più fortunata” delle tante persone che in questo momento stanno vivendo una guerra nella loro quotidianità, ma che fa anche capire di come lo sport possa salvare vite e fare tanto bene. E in questa storia la Fiorentina ci ha messo la sua importante firma. 

Nella cantera viola…

Qualche giorno fa sui social è diventato virale, nell’ambiente viola, un video che vedeva protagonista la squadra Under 12 della Fiorentina, festosa ed esultante nello spogliatoio dopo una vittoria. “Ho preso la diffida, l’ho presa per te” il coro della Curva Fiesole cantato dai bambini che agitano le loro maglia viola a mo’ di sciarpa. Tra di loro ce n’è uno, biondo, alto, che sventola la sua casacca gialla, quella da portiere. Si chiama Yaroslav Marynych, estremo difensore classe 2013. Proprio dal suo profilo Tik Tok è diventato “famoso” quel video. Il suo nome non vi dirà niente, anche se sicuramente un indizio sulla sua provenienza lo dà. Yaro è ucraino e sì, è uno dei tanti bambini rifugiati in Italia dopo l’invasione russa del suolo ucraino nel 2022, poi sfociata in guerra. Con la maglia della Fiorentina U12 con lui c’è anche un altro biondino, sempre nato nel 2013, sempre ucraino: Illya Protsenko. Occhio a lui, ma ne parleremo…

Storie che si intrecciano

Yaro e Illia, storie che si intrecciano e si ricongiungono a migliaia di kilometri da casa. Ma qual è casa? Forse non c’è più o forse c’è ancora. Forse è qui, con la maglia della Fiorentina addosso. Una nuova casa. Storie che si intrecciano anche grazie a persone che qui in Italia ci abitavano ben prima che in Ucraina sganciassero bombe sulle città o suonasse le sirene antiaeree suonassero ogni giorno. Tra di loro c’è Alex Velykykh, osservatore e talent scout ucraino, che da anni ormai vive a Follonica. “Le storie di Yaro e di Illya sono separate – ci dice Alex – perché le loro famiglie sono arrivate in Italia in modi diversi. Il primo ha la nonna che lavora da anni a Siena e l’ha raggiunta insieme alla mamma appena è scoppiata la guerra. L’altro, invece, non aveva nessuno qui e si è rifugiato in Toscana insieme alla mamma e ai nonni. Mi ricordo che ricevetti la chiamata di un mio amico allenatore, mi chiese se potevo dargli una mano. La madre di era Illya incinta e mia moglie si è subito messa a disposizione per accoglierli”. 

Le bombe, i padri, i bambini 

Scappati di corsa. Senza pensare, sentendo solo il rumore delle bombe che iniziavano a cadere sulle loro città, sulle loro teste: “Sono arrivati qua senza i loro padri, perché in Ucraina c’è una legge che vieta ai maschi arruolabili di lasciare il paese, a meno che non abbiano 3 figli. Il padre di Yaro è ancora là, mentre quando è nato il secondo fratello di Illya, suo padre lo ha raggiunto qui. La loro situazione è particolare, la vivono da bambini. Noi adulti cerchiamo di farli pensare il meno possibile al passato. Loro due hanno avuto la fortuna di non vedere gli orrori della guerra perché sono fuggiti prima della distruzione vera, ma ricordo che nella Fiorentina U13 c’era un ragazzino ucraino che era arrivato dopo di loro in Italia e aveva vissuto un anno di guerra. Ogni giorno aveva paura che l’allarme dei bombardamenti suonasse anche qui”.

L'inizio del viaggio della famiglia di Yaroslav in Ucraina

Si, ma… In campo?

E poi certo, c’è anche il calcio giocato. Perché alla Fiorentina non ci sono arrivati per caso. E Velykykh ce li racconta, con gli occhi di chi di giovani ne ha visti tanti nella sua carriera: “La storia di Yaroslav è curiosa. Lui giocava in una società semiprofessionista nel nord dell’Ucraina, la parte che è stata subito occupata dei russi. Ha una passione enorme per il ruolo di portiere e prima di venire qua giocava in porta. Quando è arrivato in Italia, però, lo hanno messo a fare la punta per il suo fisico. Alla Fiorentina è stato segnalato come portiere e ora è tornato tra i pali. Ha un’altezza importante che lo aiuta tanto. Protsenko, invece, giocava nella Dinamo Kiev ed era nel gruppo dei più forti. Lì dividono i ragazzi dello stesso anno in quattro gruppi e lui era nel primo. Può fare il centrocampista ma anche l’esterno, è considerato uno dei talenti più importanti che ha del 2013”. 

Una Fiorentina da applausi

E la Fiorentina ha fatto la sua parte. Importante. “La società viola va ringraziata tantissimo – ci dice l’osservatore - Stanno permettendo a questi ragazzi di continuare quell’esperienza di calcio che avevano in Ucraina. Per loro è uno sfogo fondamentale, così come lo è l’aiuto che la Fiorentina ha dato anche fuori dal campo a loro e alle proprie famiglie. Ora sono rimasti solo tre ucraini nelle giovanili viola. Insieme a Yaroslav e Illya c’è anche un ragazzo più grande del 2008, ma prima erano sei, tutti arrivati per lo stesso motivo in Italia. Mi ricordo che la Fiorentina ha dato anche lavoro al Viola Park a uno dei genitori di questi ragazzi che era in difficoltà”. 

L'orgoglio di nonna

E se Illya ha già la mentalità del professionista, Yaroslav è un po' più casinista e scherzoso. Ce lo racconta Tamara, la nonna con la quale vive momentaneamente in Italia: “Sì, è un po' ribelle, ma alla Fiorentina non lo hanno mai fatto sentire solo, nemmeno un momento. Mi ricordo che all'inizio Yaro aveva tantissima difficoltà con la lingua, ma i suoi compagni con i gesti lo aiutavano a capire. È stato molto bello e importante non farlo sentire abbandonato. La Fiorentina gli ha fatto avere tanto, non solo a livello sportivo, ma anche umano. Yaro adesso vuole stare in Italia. Anche quando la mamma torna in Ucraina per le vacanze, lui rimane qui, si allena con la Fiorentina e fa i tornei. Non è un angelo, ma si impegna, anche nello studio. Anche perché poi la pagella va fatta vedere alla società viola”. È l’orgoglio della nonna che parla, quasi con la voce rotta dall’emozione, quella di chi sa cosa significa tutto questo dopo aver visto la casa di sua figlia bombardata. 

Una delle tappe del viaggio della famiglia di Yaro verso l'Italia

Credevano che la guerra finisse nel giro di qualche giorno – racconta Tamara – ma non è stato così. La guerra è cominciata il 24 febbario 2022 e loro il 7 marzo sono scappati senza prendere nulla. Nulla, nemmeno un giocattolo per Yaro. Sotto le bombe. Hanno fatto 9 giorni di viaggio dall’Ucraina in macchina. Mentre percorrevano l’autostrada, nella corsia opposta c’erano i carrarmati. Lui non pensava che dalle bombe potesse trovare una famiglia come ha trovato alla Fiorentina. Questo è quello che sognava. Prima il Milan, la Juventus, la Fiorentina li vedeva in tv, ora li può toccare con mano. La Fiorentina per lui… Non ho parole nemmeno per spiegare tutto questo” ci dice con la voce rotta. 

Yaroslav Marynych in maglia viola

"Forza Fiorentina per sempre"

E conclude con una frase sentita, dal cuore: “Forza Italia e forza Fiorentina per sempre”. La frase non di una tifosa, probabilmente, ma di una persona che attraverso il calcio di suo nipote ha visto la speranza di una nuova vita per lui e per la sua famiglia. O almeno di un nuovo inizio. 

In bocca al lupo Yaroslav, in bocca al lupo Illya. I bambini dovrebbero stare per strada a tirare calci a un pallone, non sotto le bombe. 

 

 

 


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