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Ci sono calciatori che riescono ad entrare nel cuore dei tifosi, nonostante non abbiano avuto un ruolo di attore protagonista. Di esempi, in tal senso, ce ne sono a bizzeffe. E a distanza di anni, vengono ricordati con grande affetto, talvolta superiore a quello di molti titolari, da parte dei propri ex supporters. Anche Firenze, in tal senso, non fa difetto. Fra le cosiddette "riserve", un posto particolare nel cuore dei tifosi lo conserva ancora Anselmo Robbiati, più famoso col soprannome di "Spadino", che gli affibbiò Giovanni Stroppa all'epoca in cui, da ragazzino, militava nelle fila del Monza ed era un giocatore sul quale puntavano fortemente gli addetti ai lavori, ricalcando quanto fanno gli sportivi italiani sui migliori siti di scommesse italiani legali.

Da "Spadino" a "Sant'Anselmo": l'evoluzione di Robbiati in riva all'Arno


Ed è proprio dalla città brianzola che, nella lontana estate del 1993, Robbiati sbarcò a Firenze. Non era un momento felice per la Viola. Pochi mesi prima, infatti, la squadra subì una clamorosa retrocessione in Serie B, nonostante potesse annoverare campioni come Batistuta, Laudrup ed Effenberg. La storia, purtroppo, è nota: Cecchi Gori decise, inspiegabilmente, di esonerare Gigi Radice, che portò la squadra finanche al terzo posto, e affidò la panchina ad Aldo Agroppi, con risultati disastrosi per le fortune gigliate. La squadra, quindi, dovette essere in parte rifondata, nonostante due colonne portanti come Batistuta e Effenberg accettarono di ripartire della serie cadetta. "Spadino", quindi, rappresentava il cosiddetto "usato sicuro", visto che conosceva bene lo spartito della Serie B per averla frequentata, con successo, con la maglia del Monza.

Robbiati, grazie alle sei reti messe a segno, contribuì a riportare la Viola - allenata all'epoca da Claudio Ranieri - immediatamente in Serie A, al termine del torneo cadetto più competitivo della storia, basti pensare che vi giocarono, oltre ad Effenberg e Bati, gente come Hagi (Brescia) e Bierhoff (Ascoli). Il primo anno nella massima serie, però, non gli riservò grandi soddisfazioni, chiuso da una squadra che, sull'asse Rui Costa-Batistuta, ebbe uno straordinario avvio di stagione, che consentì al bomber argentino di battere il record di Pascuti relativo alle gare consecutive a segno. Ranieri, però, non si scordò di lui. E dall'anno successivo, Robbiati venne ribattezzato "Sant'Anselmo", colui che entra dalla panchina e svolta in meglio l'esito della partita.

Olimpico e Juventus al Franchi: momenti epici dell'avventura in maglia gigliata


Nei due anni successivi, il calciatore lombardo, pur disputando di rado una partita intera, segnò ben 17 reti, 11 delle quali nel 1997/98, la stagione migliore, in assoluto, di Robbiati in maglia viola e in Serie A. Sant'Anselmo incantò tutti per le sue doti tecniche: un mancino vellutato e delicato che lo rendeva uno dei migliori esecutori di calci piazzati dell'intera Serie A, oltre ad essere una macchina sforna-assist di prim'ordine, grazie ad un controllo della palla e una precisione nel passaggio di prim'ordine. Robbiati, però, era un giocatore molto duttile dal punto di vista tattico, in grado di giocare sia da esterno alto che interno a centrocampo, oltre che da trequartista e seconda punta. Memorabile la sua impronta, nel 1996, in una strepitosa rimonta contro la Roma all'Olimpico, che lo fece entrare, definitivamente, nel cuore dei tifosi fiorentini.

Gli ultimi due anni a Firenze, però, non furono altrettanto positivi. Anche se nella stagione con Malesani in panchina, Sant'Anselmo entrò nel tabellino dei marcatori nell'indimenticabile 3-0 rifilato alla Juventus e risultò, seppur con un'incisività inferiore, spesso decisivo per dare la scossa alla squadra Viola. L'annata con Trapattoni, sicuramente la meno entusiasmante di Robbiati, fu l'ultima con la casacca della Fiorentina: fra i due non scoccò la scintilla e "Spadino", a fine stagione, s'accasò al Napoli, dove doveva diventare il leader tecnico della squadra di Novellino, allora militante in Serie B. Ma così non fu. Robbiati rivestì la maglia gigliata (5 presenze) anche nel 2002, con la squadra ormai avviata al fallimento. Un'epilogo infelice, che non ha scalfito, però, la stima del popolo viola nei suoi confronti: ancora oggi resta per tutti Sant'Anselmo, l'uomo della provvidenza.

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