Commisso, le contraddizioni, le provocazioni e gli elementi che ci piacciono. Ma la dismissione e la voglia di mollare non sembrano dietro l'angolo
Diciamoci la verità. Già Commisso facciamo un po’ fatica a capirlo (colpa nostra sia beninteso), se ci aggiungiamo un'intervista televisiva ‘alternativa’, per usare un termine che non faccia arrabbiare nessuno, beh ci capiamo ancora meno. A pochi giorni da una settimana davvero decisiva, calcisticamente parlando, per la Fiorentina, prima il presidente dice che non venderà la società, nemmeno dopo la costruzione del Viola Park. Poi fa capire di essere stufo di tantissime cose e di essere disposto in sette giorni a cedere la società ad un fiorentino, aggiungendo anche qualche frase leggermente preoccupante che tralasceremo.
Provocazione? Probabilmente. Il tutto nell’allegria generale, nei complimenti smielati ed entusiasti che precedono ogni domanda. Ma soprassederemo anche su questo, la ‘categoria’, ormai, ha raggiunto vette impensabili. Si può anche confondere la comunicazione con le telecomunicazioni via cavo, come se chi si occupa del secondo campo dovesse essere in automatico bravissimo nel primo. Ma in fondo meglio ridere che arrabbiarsi, soprattutto alle venti di un lunedì sera qualunque.
Anche Commisso, in alcuni momenti, sembrava stupito, o magari imbarazzato. Ma forse sbaglia chi scrive, nel mondo Fiorentina di oggi per avere la possibilità di realizzare interviste del genere, bisogna comportarsi così. E allora rimaniamo volentieri fuori da questa antichissima modalità e scriviamo quello che pensiamo noi e quello che ci è arrivato dalle risposte, più che dalle domande, del numero uno viola.
Ci piace la difesa del lavoro dell’allenatore, ci piace la difesa del gruppo, ci piace la voglia di lasciare qualcosa di importante a Firenze. Non è un dettaglio, e dobbiamo rimanere fedeli alle parole di un imprenditore che, a livello economico, fino ad oggi ha fatto tanto, tanto di più rispetto a molti altri. A noi non sembra che voglia dismettere, che voglia andarsene, che voglia mollare, a differenza di quello che scrive qualcuno. Certo, queste interviste non aiutano a fare chiarezza, non aiutano a far scrivere il contrario, ma non è colpa sua, non è colpa di Rocco.
Commisso ormai abbiamo imparato a conoscerlo e forse, in questo caso un complimento va fatto a chi ha condotto il tutto: per la prima volta è stato aiutato, era in una bellissima comfort zone. Era impossibile che si potesse arrabbiare. Anche quando ci è stato detto che il fair play finanziario non esiste, dopo alcune conferenze stampa dove per giustificare le tante cessioni eccellenti ci veniva comunicato il contrario. C’è stato un ripensamento evidentemente. Meglio così, toni bassi, e temi leggeri. Si torna al campo e al calcio, per fortuna. Quella è l’unica cosa che conta, il resto sono chiacchiere. Tre partite che vorranno dire tanto, del futuro prossimo e forse di quello ancora più lontano. Su tutte quella in Europa che sarà una finale, perché uscire da un girone di livello così bassi di Conference, sarebbe difficile da giustificare. Per tutti. Anzi, quasi per tutti…