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Tutto quanto riguarda Jonathan Ikoné ha assunto i tratti dell'eccezionalità, considerate le abitudini storiche della Fiorentina e soprattutto il modus operandi dei primi anni di gestione Commisso: la ricerca del "colpo intelligente" e del prezzo ribassato degli ultimi giorni. Strategie che non hanno portato a nulla di buono. Con l'esterno francese invece si è finalmente inverto il trend. E' una dicotomia però quella tra l'azione preventiva e quella ritardata che ha scandito anche le varie campagne acquisti sotto i Della Valle.

Non sarà casuale però il fatto che le migliori stagioni del post fallimento siano state caratterizzate proprio da questo tipo di strategia: nel 2005 (primo anno di Prandelli) ad esempio, la Fiorentina a dicembre aveva sostanzialmente già preso Nemanja Vidic, salvo vederselo soffiare dal Manchester United. Corvino poi ripiegò su Kroldrup.

Nel gennaio 2013 (primo anno di Montella) invece, il duo Macia-Pradè concretizzò l'operazione Giuseppe Rossi, dopo averla costruita nelle settimane precedenti. Fu un colpo di prospettiva vera e propria visto l'infortunio dell'attaccante. L'ultimo colpo precoce in ordine di tempo era stato infine Luis Muriel, aggregato al club viola già il 2 gennaio 2019, in una Fiorentina che con lui sembrava potersi staccare dalla buona metà classifica di fine girone d'andata per puntare verso l'alto e che invece, per mille motivi, si ritrovò a salvarsi tra la paura e il cambio proprietà a fine maggio.

Con Ikoné si ha una sorta di dejavù, visto che si tratta della prima stagione di un allenatore promettente come Italiano, arrivato dopo anni difficili. Nel suo caso i primi palloni in maglia viola potrebbe toccarli addirittura prima di fine anno, il 29 quando la Fiorentina tornerà ad allenarsi. Sperando che i precedenti siano di buon auspicio.


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