Se non ci fossero i tifosi della Fiorentina di mezzo, la vicenda stadio sarebbe perfetta per un film comico di ultima generazione. Una squadra con il sogno Champions senza casa...Incredibile
Se non ci fossero di mezzo i tifosi, la vicenda ‘Stadio’ sarebbe perfetta per una parodia, un film comico, un Fantozzi ultima generazione. Trent’anni di chiacchiere, di progetti, di ripensamenti. Fino ad arrivare ad oggi, con la sconfitta della politica cittadina, la figuraccia del mondo delle istituzioni, le parole di Barone (ormai contro tutto e tutti, ma questa volta con qualche ragione in più), la Fiorentina che rischia di non avere una casa.
Il sogno Champions League a portata di mano ma…
Una squadra lassù in classifica, con il sogno Champions League a portata di mano, che potrebbe andare a giocare per mesi lontana da Firenze, fuori dalla Toscana. Incredibile. E poi si parla di programmazione, di pianificazione. Tutto il contrario, improvvisazione e figuracce, è questa la storia recente attorno all’argomento Franchi.
La Fiorentina non ha un posto dove giocare
Partendo dal grande, clamoroso errore iniziale di non trovare un’ area per costruire un nuovo impianto. Anche fuori Firenze, anche a Campi area che poteva essere perfetta se solo si fosse insistito un po’, se solo non si fossero messi i bastoni tra le ruote, se solo si fosse capito i rischi che si potevano verificare chiudendo ogni possibilità. E oggi siamo a questo punto, tutti contro tutti, con i lavori che cominceranno e con la Fiorentina che non ha ancora un posto dove giocare.
Chi pagherà per tutti gli errori fatti?
La sconfitta della politica fiorentina, ma più in generale di un paese che non riesce nemmeno a prendere una decisione definitiva e chiara su uno stadio, figuriamoci su argomenti ben più importanti. Chi paga? Chi pagherà? I tifosi, sempre loro. Chi tira fuori i soldi ogni santa domenica per tifare la squadra del cuore e per mandare avanti questo ‘giocattolino’ chiamato calcio. Come si fa ad avere ancora voglia? Chi lo ha creato, adesso, risolva questo caos. Chiedendo innanzitutto scusa.