L'inutile battaglia pubblica al giocatore più forte della rosa: le priorità della Fiorentina e una possibile exit strategy
A dir la verità speravamo di non dover parlare in questi termini di Dusan Vlahovic anche nel mese di gennaio, a mercato aperto e teoricamente a cessione sempre possibile. E invece eccoci qua, con le bordate societarie da un lato e il silenzio (ma anche i gol) dall'altro: è innegabile che l'attaccante serbo si stia dimostrando il più forte della rosa della Fiorentina, nonché uno dei calciatori simbolo della Serie A, e trascinatore del gruppo di Italiano. Dall'altro lato c'è un club che però il suo patrimonio ha tutto il diritto a tutelarlo e a valorizzarlo e che più che comprensibilmente non ha intenzione di lasciarlo andare via a parametro zero. Perché il rischio ormai quasi dietro l'angolo è questo, anche se alla scadenza manca un anno e mezzo.
Vi risparmiamo tutta la retorica sul calcio cattivo di oggi e sulle dinamiche che lo stanno deteriorando dall'interno, ma parlando di cose concrete e tangibili ad oggi abbiamo una Fiorentina in zona europea grazie al suo bomber ed un'occasione probabilmente inaspettata ed alimentata dall'ottimo mercato fin qui condotto; un gruppo che funziona e viaggia a mille grazie anche alla sua guida dalla panchina. Quasi un idillio, tra gli alti e bassi classici di inizio ciclo, tanto che viene da domandarsi il perché di una battaglia pubblica così aggressiva, ostinata e pesante. Il messaggio e la posizione di Commisso e Barone si sono capiti eccome, a che pro continuare sulla strada del duello dialettico? Ad oggi, dopo due anni di enormi sofferenze, forse la priorità più che alla cessione 'a tutti i costi' di Vlahovic a gennaio, dovrebbe essere rappresentata dal campo.
Fermo restando che c'è sempre un'estate, la prossima, nella quale spingere eventualmente i motori a mille in direzione di un'asta internazionale e ponendo il classico aut aut al giocatore: la cessione o l'esclusione dal progetto tecnico. Questo tipo di exit strategy permetterebbe forse di salvare capra e cavoli, sempre col rischio dello svincolo a parametro zero ma lasciandosi comunque una finestra in cui monetizzare (il più possibile, magari non quanto oggi o quanto sarebbe stato con un contratto lungo e di questo ne siamo consapevoli, ma lo precisiamo ulteriormente viste le difficoltà di comprensione del testo) e non intaccando il lato tecnico della faccenda. Quel lato tecnico che negli ultimi anni è sempre stato sacrificato sull'altare delle priorità economiche.