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Va bene il risultato finale, va bene la semifinale conquistata, ma la Fiorentina non può fare tremendamente fatica ad eliminare il Celje. E lo stesso allenatore degli sloveni lo ha ammesso al termine della doppia sfida: “La squadra di Palladino non è stata superiore a noi”. Magari con un po' di retorica, visto lo screzio di fine gara al Franchi tra i due tecnici, ma Riera non ha tutti i torti. La verità che scaturisce dalla fase ad eliminazione di Conference League è che né Panathinaikos né Celje sono stati fatti fuori senza pensieri. In entrambe le occasioni, si è corso il rischio di potersi fermare contro avversari nettamente inferiori.

Fiorentina, dov'è la tua “fame” di successo?

Raffaele Palladino, allenatore della Fiorentina 

Ma è l'atteggiamento, ancora una volta, a non andare bene. Come nell'ultima di campionato, quella contro il Parma, la squadra di Palladino sembra non avere “fame”. Fame di punti, fame di successo. Volontà che si rintracciano soltanto in alcuni singoli, come Pongracic, in ripresa, Mandragora, elettosi a trascinatore, naturalmente Kean e infine nello stesso De Gea. Perché, però, se prendiamo la squadra nel suo insieme, la voglia di vincere e di fare bene vengono meno? Cosa non sta funzionando? Si potrebbe pensare che, arrivati a questo punto della stagione, le energie residue siano quelle che sono, ma non pare il fattore ‘corsa’ quello che manca ai Viola. Piuttosto, è la concentrazione a commettere dei black out clamorosi. Come quello di Parisi e Comuzzo in occasione del gol di Matko, dove gli avversari, con 4/5 passaggi in croce, hanno tagliato la retroguardia gigliata come fosse burro. Eppure, il punto di forza di Palladino - per molte settimane - è stato la solidità difensiva. Dati alla mano, la Fiorentina non è riuscita a tenere la porta inviolata con il Celje né all'andata né al ritorno. In casa, con i titolari in campo.

Dopo la Pasqua, il mese della verità

1 e 8 maggio, queste le date delle semifinali di Conference

Cosa aspettarsi dunque da questo finale di stagione? Difficile fare pronostici largamente positivi. Un (mezzo) passo falso è stato già commesso col Parma - aspettando di vedere cosa succede a Cagliari - e il mese di maggio si aprirà con la doppia sfida al Betis Siviglia. Aggrapparsi unicamente a De Gea e Kean non può essere il grande masterplan palladiniano. Il tecnico campano deve ritrovare (se mai ce l'ha avuto, ndr) un sistema di gioco che consenta alla squadra di esprimersi più liberamente, senza concedere così tanto all'avversario, come visto col Celje a Firenze. La Fiorentina, ora come ora, dà la netta sensazione di potersi sciogliere in qualunque momento. Come un uovo di Pasqua sotto al sole. Fortuna vuole che, in questi giorni, piove sempre. Ma anche la sorte ha una data di scadenza, caro mister. 


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