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Il professore e politico Carlo Fusaro, noto tifoso della Fiorentina, ha espresso il suo parere sul rapporto che si è creato tra la società viola e il mondo del giornalismo su pensalibero.it. Questo il suo pensiero: "Gli episodi sono ormai tanti. Si susseguono senza posa dall’arrivo di Rocco Commisso a Firenze come nuovo proprietario della Fiorentina.

Ma certo, quello occorso a Francesco Matteini, una lunga e prestigiosa carriera giornalistica cominciata quasi 50 anni fa a Radio Libera Firenze, proseguita a Telelibera, alla Città, alla Nazione e infine al Corriere Fiorentino, è stato ai limiti dell’immaginabile. (…) Gli avvocati del giornalista sono all’opera: sono sicuro che avremo modo di divertirci e che Barone e c. avranno occasione di pagare questo gesto assai caro.

Già è discutibile che una società di calcio discrimini fra giornalisti: accredito A e non accredito B. E’ successo in più occasioni prima del caso Matteini. Per esempio, mi risulta che i giornalisti del “Corriere Fiorentino” non vengono accreditati da tempo per reato di “eccesso di critica” nei confronti delle scelte dei dirigenti della Fiorentina. Ma naturalmente una società sportiva ha un numero di posti stampa limitati e ci può stare che inviati di testate minori possano non trovare sempre posto. (Non sembra il caso del “Corriere”!). Ma se una società mette in vendita i biglietti per una partita come fa poi a vietare l’accesso o peggio espellere il cittadino che se ne sia comprato uno? (Vi immaginate che succederebbe se questa prassi si imponesse non al campetto del Viola Park ma allo stadio?) E non è che il fatto che l’acquirente del biglietto sia lo stesso giornalista cui è stato negato l’accredito un buon motivo per… buttarlo fuori. A opinare diversamente si dovrebbe concludere che quel rifiuto di accredito non era dovuto a limitatezza di posti, ma proprio all’intenzione di impedire in tutti i modi al giornalista di assistere alla partita ed eventualmente scriverne. Se la Fiorentina non voleva che Matteini entrasse al Viola Park e vedesse quella partita aveva solo ed esclusivamente una soluzione: farla giocare a porte chiuse, senza pubblico.

Il vero guaio è che l’episodio Matteini s’inserisce in una lunga sequela di, chiamiamole, incomprensioni fra Rocco Commisso col suo management e Firenze: opinione pubblica, giornalisti, amministratori. Commisso e c. sono colpevolmente recidivi di totale incompetenza interculturale: in altre parole sembrano non aver idea di come ci si comporta quando si incontrano persone di cultura diversa. Il bello è che l’approccio interculturale è stato inventato sessant’anni fa proprio per conto dell’americanissima IBM da Geert Hofstede, antropologo e psicologo olandese. Da seria multinazionale la IBM s’era posta il problema di come agevolare le relazioni fra manager e quadri del suo personale sparso per mezzo mondo: avendo capito quanto è oggi ovvio a tutti (ma pare non ai dirigenti viola tanto meno a Rocco Commisso) e cioè che anche per fare affari (tanto più in un ambito molto specifico e radicato nella società, come il calcio in Italia) occorre tenere conto delle specificità culturali del contesto in cui opera.

E una cosa che Rocco Commisso non ha capito e che qualcuno dovrebbe pur aiutarlo a capire è che una squadra di calcio, in Europa e in Italia, non è mai solo di chi ne è il pur legittimo proprietario. Così come non ha capito che certe lentezze italiane non sono affatto solo inefficienza burocratica (cui reagire col suo “fast fast fast”) ma attenzione al consenso e rispetto di una molteplicità di interessi rilevanti. Io sono un tifoso viola che si vanta di aver visto la prima partita nel lontanissimo 1956, anno del primo scudetto. E di non aver mai smesso. Sono grato a Commisso di aver investito e in parte rilanciato una squadra della quale la precedente proprietà s’era visibilmente stancata. Ammiro quel che ha realizzato a Bagno a Ripoli con la collaborazione ed anzi sulla base di un’idea del suo bravo sindaco. Ma si tolga dalla testa che col denaro può dettare legge, e che i fiorentini, tifosi e non, siano una specie di suoi sudditi. Prima se ne convincerà meglio sarà per tutti. Il caso Matteini, spero, gli sia presto da lezione.

P.S. Naturalmente se Firenze e il suo mondo imprenditoriale fossero in grado di esprimere una proprietà locale dell’amata Fiorentina certi problemi non sorgerebbero neppure. Sta di fatto che non succede da decine e decine di anni. E non solo a Firenze"


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