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Una Fiorentina inaspettata, sorprendente, a tratti mai vista quella scesa in campo all'Olimpico contro la Lazio domenica. Un successo ritrovato dopo più di un mese che ha lasciato tutti a bocca aperta, specie considerando il valore dell'avversario. Palladino si è preso qualche rivincita, la sua squadra pure ma ciò che ha meravigliato - sin dal pre-gara - è stato il modulo scelto. Una sorta di 4-3-2-1 sfruttando la fisicità di Folorunsho nel mezzo e impiegando due trequartisti (in realtà, di ruolo, nessun dei due) alle spalle della punta. Ovviamente anche il nome di Pongracic ha lasciato di stucco, seppur mai quanto quello di Moreno con il Napoli. E alla fine, quasi per magia (sicuramente un po' di grazia divina sul palo-linea di Pedro) riecco i tre punti, che stavano diventando quasi una chimera per i Viola

Un “nuovo” modulo all'insegna… del forfait di Colpani

Ripartiamo allora dal modulo scelto da Palladino. Un centrocampista in più nel mezzo - era l'ora, vien da dire - e un esterno in meno (complice l'infortunio di Colpani). Così, Beltran sta nella sua posizione-tipo, Gudmundsson ha più spazio di manovra e soprattutto… no, non è bello parlare di chi non c'era. Tutti ci auguriamo che Palladino riesca a rivitalizzare il suo pupillo portato con sé a Firenze da Monza. Tuttavia, senza un esterno che non prova mai il dribbling e torna sempre indietro, la Fiorentina ha girato meglio. E Dodo è salito lo stesso - in occasione del raddoppio: non si è certo fermato poiché c'era già Folorunsho avanti. Insomma, alcuni tabù sono stati già sfatati. Passiamo, però, alla parte critica di Roma… quella relativa ai cambi. 

Le discutibili scelte a gara in corso di Palladino

Ora, il primo cambio Comuzzo era pronosticabile visto il rientro dopo tanti mesi di Pongracic, tant'è che il classe 2005 era stato mandato a scaldarsi già durante il primo tempo. Poi però ci dev'esser stato un ripensamento. Il croato è rimasto in campo, nonostante una vistosa fasciatura alla coscia applicata fra primo e secondo tempo, ed è stato tolto Adli, uno dei migliori in campo. Difesa a tre (o a cinque) e via a tenere il risultato. Successivamente, ma molto in ritardo visto il forcing dei padroni di casa, Parisi a sinistra e Sottil a destra al posto di Dodò. Due cambi che, a posteriori, sarebbero serviti prima, specie quello di Sottil per far ripartire la squadra schiacciata nella propria metà campo. Infine, Richardson - la mezzala meno di copertura della rosa viola - per Folorunsho. 

Alla fine, quel che conta, è il risultato. O no?

Alla fine, il risultato è arrivato. Più roseo di qualunque aspettativa, visto il momento. Ma restano dei dubbi sulle scelte, anche sulle idee, di Palladino. Il gioco ancora vacilla e l'atteggiamento mostrato nell'ultima mezz'ora ha lasciato molti a desiderare. L'allenatore in conferenza si è poi sdoppiato: prima nel dire che le recenti critiche hanno fatto male al gruppo, poi sostenendo che le stesse avevano rinvigorito i ragazzi, come se toccati nell'orgoglio. Le critiche distruttive non giovano mai a niente, ma ci lasciano l'onere del dubbio per pensare che ancora ci sia tanto, ma tanto, lavoro da fare in allenamento. Sperando, innanzitutto, che il Viola Park presto possa accogliere un mediano in più, vista la “sparizione” di Cataldi. 


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