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Come gira il mondo viola ormai si sa a memoria, soprattutto perché Daniele Pradè è un po' come il prezzemolo nell'ultimo decennio abbondante: sempre presente, salvo il distacco del triennio 2016-19, da personaggio principale o comprimario. E il modus operandi ha ormai il copyright: l'attesa, la pazienza, sperando di spuntarla sul fil di lana, e un giro di interlocutori piuttosto ripetitivo. E' riuscito in buona parte in estate e pare riuscito anche nella finestra invernale.

Alla fine a cambiare molto del giudizio è stata anche la riuscita dell'operazione Fagioli, strappando condizioni migliori alla Juve. Un giocatore di ottime qualità, che ha tutte le sembianze di chi ha bisogno solo di protagonismo. Un'entrata seguita a quella di Ndour, anche lui sedotto e poi abbandonato, quindi nuovamente sedotto. Come centrocampista aggiuntivo il classe 2004 ha un suo senso di esistere, ben diverso da quello che avrebbe avuto se fosse stato l'unico innesto del reparto.

E poi le uscite, completate in massa nelle ultime ore: da Biraghi a Sottil, Ikonè e Kouame. Calciatori ormai con poco da offrire alla causa e maldigeriti ormai dall'ambiente. Un rush finale impetuoso, fruttuoso e col senno "di pre" molto razionale e volto al rafforzamento dell'ossatura. Un mercato con pochi precedenti, anzi nessuno forse, in questa gestione e che è giusto sottolineare.

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