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Il problema più lampante (e non è certo l’unico) della Fiorentina di questa stagione si trova davanti, nella sezione di campo che deve incidere sulle partite. La discontinuità degli attaccanti di Italiano ha trascinato la squadra nelle parti anonime della classifica, nonostante le cose siano andate leggermente meglio in Europa, trovandosi davanti formazioni dal rilievo decisamente minore. Il successo di Braga, però, aveva consegnato la migliore prestazione da quando i due centravanti vestono la maglia viola.

Prima con la doppietta di un cinico Jovic e poi grazie a quella da subentrato di Cabral, che aveva virtualmente chiuso i giochi nel discorso qualificazione. A differenza dell’attaccante serbo, però, che non è riuscito a replicarsi, l’ex Basilea ha trovato quella tanto agognata continuità: con la rete del pari all’Empoli e poi con un’altra doppietta (almeno per la tecnologia) sempre contro i portoghesi. E proprio l’ultima gara disputata dal brasiliano lascia spazio per una considerazione sul centravanti ideale per questa squadra.

Per una Fiorentina maledettamente incapace di concretizzare le tante occasioni create, il numero 9 risulta essere il prototipo ideale di punta tradizionale. Quella che quando hai bisogno di occupare l’area di rigore avversaria c’è sempre, riuscendo anche a non depauperare i cross gettati nel mezzo. Sicuramente, a Cabral manca quella classe che si presume abbia portato Jovic al Real Madrid, ma in questo momento è l’attaccante di cui Italiano aveva bisogno per chiudere le tante azioni troppo spesso svanite sul fondo.

Le due reti, sia quella annullata sia quella del 3-2, al Braga spiegano alla perfezione il concetto. In spaccata o con i tacchetti, per Cabral spingere la sfera in fondo al sacco è una missione, che poche volte gli è riuscita sinora a Firenze, ma la stessa per la quale è stato acquistato per sostituire Vlahovic. Per quanto l’idea di giocare senza punti di riferimento per gli avversari, quindi con una specie di falso nueve, sia intrigante, e pure stimolante per un tecnico giovane come quello che siede sulla panchina gigliata, la Fiorentina di oggi non è in grado di supportare una filosofia offensiva così elaborata. Ed è proprio in momenti come questi che la semplicità viene richiesta per superare gli ostacoli. Cabral è come l’anti-supereroe, un calciatore del tutto normale, che non possiede doti fuori dal comune, ma può concretamente aiutare a uscire dal fango una squadra che ha bisogno soltanto di una cosa: segnare.

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