Foto: Fanfani/Fiorentinanews
Foto: Fanfani/Fiorentinanews

Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport questa mattina si legge il commento al match di ieri sera della Fiorentina contro il Puskas Akademia, valevole per l'andata dei playoff di Conference League. 3-3 e tutto rimandato alla prossima settimana, ma dal match emerge che “sono bastati dodici minuti a Raffaele Palladino per capire che l’Europa è una cosa seria. E soprattutto non scontata, pure se hai giocato le ultime due finali. Perché le italiane nelle coppe siano davvero otto, alla Fiorentina servirà andare a vincere a casa Orban, dopo essersi complicata maledettamente questo playoff con un avvio shock e un finale altrettanto doloroso”. 

Scrive ancora la rosea: “In mezzo, una rimontona che mostra i primi segnali del calcio a venire e che però non scioglie i dubbi sulla transizione, ancora largamente incompleta, dal vecchio al nuovo progetto tecnico. La qualificazione è tutt’altro che una formalità, come forse lo stesso Palladino immaginava nel suo debutto al Franchi. Il nuovo tecnico viola ha forse peccato di superbia, perché tiene in panchina all’inizio Dodò, Amrabat e Kean magari sottovalutando la Puskas Akademia che comanda il campionato ungherese. Si ravvede nella ripresa, e la Fiorentina alza i ritmi e la qualità delle giocate, ma paga l’inizio tremendo incassando il 3-3 a ridosso del 90’. Il cantiere è evidente anche in campo oltre che in Fiesole. Non si vede più la furia “italianista” di una squadra che palleggiava nella metà campo avversaria e difendeva in avanti, a volte pure troppo ma sempre con la voglia di aggredire, e non si vede ancora la fluidità palladiniana, soprattutto nelle combinazioni e nei movimenti a cercare spazi giocabili tra le linee. E dietro i riferimenti sono persi: la difesa viene presa spesso d’infilata dai tagli di Nissila e Soisalo". 


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