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Il logo nuovo della Fiorentina non mi piace. Lo dico, sempre interessi a qualcuno. Non mi piace perché mi sembra troppo geometrico, tozzo, computerizzato, gonfio. E poi non mi piace la V. Il Viola Park è una cosa, il marchio un altro. I gusti sono gusti. Giusto dare la propria opinione, raccontare il proprio sapore, criticare. Ma poi stop. Anche perché i loghi si possono cambiare, lo decidono le proprietà. Io non so come ci si è arrivati a questa scelta. Mi piacerebbe che la decisione non fosse arrivata solo dall’alto, mi piacerebbe che ci fosse stato un coinvolgimento dei tifosi, di chi conosce la storia viola. Quelli veri. Credo e spero che sia stato fatto. Poi stop.

Poi parliamo delle cose serie e di una proprietà che si appresta ad inaugurare il più bel centro sportivo d’Europa. Una proprietà che dopo aver provato in tutti i modi a costruire un nuovo stadio oggi apre ‘tappandosi un po' il naso’ al progetto restyling. Una proprietà che mentre tutti parlano di vendita, di cessione, di addio, dimostra con l’ideazione di un nuovo logo, di avere ancora testa, cuore e soldi sulla Fiorentina. E’ questo il titolo, se un titolo vogliamo trovare. Pretendere di più, in una piazza difficoltosa (non solo per il carattere dei fiorentini) come la nostra, sembrerebbe davvero paradossale.

Presto Commisso, sulla salute non si scherza, tornerà a Firenze. E si godrà un gruppo in piena corsa per l’Europa. Nel bel mezzo di un calcio italiano distrutto, disfatto, ormai da venti anni. La vittoria dell’Europeo non è stata la costante, ma l’eccezione in mezzo ai disastri. Con un pallone italiano sempre più povero di soldi, di idee, di giovani, di qualità. Per non parlare delle italiane impegnate in Europa. Gli errori nascono da lontano, ma non basta. La voragine si sta allargando. Grazie anche ad un giornalismo sportivo che ha sempre, e solo, bisogno di incensare dopo i trionfi, e di demolire dopo le sconfitte. Come sta accadendo con Mancini, che al sottoscritto non risulta essere uno tra i più simpatici, ma al quale va riconosciuto di aver tracciato un lavoro bello, serio divertente, dopo anni bui. Solo sei mesi fa tutti sul carro. Alle volte ti va bene, altre volte ti va male, ma non è certo lui il problema. Fa comodo che sia lui, per non parlare d’altro. Ma non è onesto, come non sono oneste tante altre cose.

E allora, tornando a parlare di Fiorentina, godiamoci il momento. E una proprietà che pochi hanno. Guardo il mezzo bicchiere pieno, non mi piace parlare e scrivere soltanto di quello mezzo vuoto. Che c’è, che va riempito ancora, che deve permettere ai viola di restare stabilmente in Europa. Tanto di più sarà difficile chiederlo, o meglio pretenderlo, nel mondo del pallone odierno. E non vediamo l’ora di tornare in campo, di provare a battere l’Empoli. Di giocarcela. Perché ad oggi, martedì 29 marzo, la Fiorentina è esattamente lì, a giocarsela con Atalanta, Lazio e Roma. Non per l’ottavo posto, non per il settimo posto, non per il sesto, ma per il quinto. Che non vuol dire arrivarci, ma provarci sì. E se guardiamo alle classifiche degli ultimi tre anni, l’impresa è adesso, qui. E se tra tre-quattro anni la Fiorentina si dovesse trovare stabilmente in Europa, con il Viola Park e uno stadio finalmente migliore e coperto, sarà merito soltanto di una persona. E, magari, a quel punto si potrà anche pensare ad un logo migliore se proprio non convincesse. Ma basta dividersi su tutto, prima apprezziamo quello che c’è.


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