Gudmundsson, o meglio, la svolta che non c'è stata nella stagione della Fiorentina. Con l'islandese sarebbe cambiato anche il destino di Italiano?
E' stata una stagione lunga, piena di colpi di scena e caratterizzata purtroppo più da drammatiche batoste che da gioie. La finale di Atene non è stata altro che la più amara delle ciliegine sulla torta di un'annata storta e sfortunata. Una partita che ha evidenziato tutte le lacune di una rosa chiaramente non all'altezza per gareggiare su più fronti.
La svolta (che non c'è stata) a gennaio
Eppure, a gennaio la dirigenza della Fiorentina aveva provato a sferrare il colpo da novanta, quello che - doveroso qui usare il condizionale - avrebbe potuto consegnare un trofeo a questo club. Albert Gudmundsson, cercato ma non voluto poi veramente dal povero Joe Barone, è rimasto il colpo in canna di una società che palesa delle ambizioni che alla fine rimangono immobili sulla carta. La domanda allora è: Italiano sarebbe riuscito a battere l'Olympiakos se avesse avuto l'asso islandese?
Con Gudmundsson sarebbe cambiato anche il destino di Italiano?
Forse non ce l'avrebbe fatta comunque, vista la “maledizione” che sembra affliggerlo quando si trova a giocarsi un trofeo. Sicuramente, però, un po' avrebbe aiutato. Sono discorsi che lasciano il tempo che trovano - ne siamo tutti consapevoli, in primis l'autore - ma se ci pensate un attimo, ciò che è mancato all'Agia Sophia è stato proprio quel centro, fallito in maniera esemplare da Bonaventura, che un numero 10 ha nelle corde.
Beltran è subentrato troppo tardi per incidere, così come Belotti è arrivato in Grecia spompato. Per non parlare dell'inconcludenza innata di Kouame e Ikone, fino al desaparecido Gonzalez. Magari saremmo qui lo stesso a lamentarci del fatto che erano stati spesi fior di milioni per un attaccante che non aveva cambiato volto a questa squadra. O magari no. Magari Gudmundsson l'avrebbe svoltata eccome, facendo cambiare anche idea all'allenatore che dopo tre - ottimi - anni ci sta per lasciare.