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Foto: Vicario/Fiorentinanews.com
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

L’ex centrocampista viola Luca Ariatti, alla Fiorentina dal 2003 al 2005 e tra i protagonisti della risalita gigliata dalla C2 alla Serie A, ha parlato al Brivido Sportivo, soffermandosi su vari temi dell’attualità viola per poi dare spazio ad alcuni ricordi della propria avventura a Firenze.

Italiano è un mio amico, siamo stati compagni di squadra e con lui sono un po’ di parte (ride ndr). Posso dire che la Fiorentina che ha costruito in questi anni ha sempre dato l’impressione di poter fare grandi cose. Non è riuscita ancora a vincere un trofeo, ma ha dato spettacolo e raggiunto finali importanti. Vincenzo ha lavorato benissimo e di certo a Firenze se lo ricorderanno tutti a lungo perchè ha lasciato il segno. Il centravanti che segna poco un limite della Fiorentina? Non dire, quando c’era Vlahovic il centravanti segnava eccome. Credo che la Fiorentina negli ultimi due anni non abbia avuto in rosa un centravanti da 20 gol. Quindi Italiano ha fatto di necessità virtù sviluppando un gioco che ha ‘spalmato’ i gol in più elementi. Gonzalez, Bonaventura, ma non solo. Guardate ad esempio quanti gol ha segnato Martinez Quarta che è un difensore. Salendo sui calci piazzati ma anche su azione. Questo significa avere buone idee che si riportano sul campo da gioco”.

‘Difficile migliorare la rosa viola, basta vedere i terzini a disposizione’

“Penso che alla fine di un campionato una squadra occupi la posizione che merita. Certo, nel caso della Fiorentina hanno inciso alcune variabili. Le Coppe hanno sottratto molte energie, anche inconsciamente, a un certo punto della stagione, è naturale fare delle scelte. Non puoi giocare quasi 60 partite tenendo sempre l’acceleratore a tavoletta. Quindi il percorso in campionato è stato influenzato, altrimenti la squadra sarebbe stata più in alto.  Non è facile migliorare la rosa della Fiorentina, è qualitativamente e quantitativamente competitiva in tutti i reparti. Come terzini ci sono Biraghi e Parisi, Kayode e Dodô, e persino Faraoni. Non ce li hanno in tanti elementi del genere. La verità è che la competitività del calcio italiano si è alzata tantissimo. Basta guardare cosa stanno facendo Atalanta e Bologna, realtà che hanno reso la corsa più difficile per tutti e con cui ci si deve confrontare. Bisogna arrivare per primi sui buoni calciatori e cercare di sbagliare il meno possibile, altrimenti rischi di arrivare dietro al treno delle migliori. Le Coppe Europee stanno dimostrando che, nonostante le tante critiche, il calcio italiano sta tornando su e che sono tante le società che possono dire la loro”.

‘Un onore indossare la fascia di capitano della Fiorentina’

“I mie migliori ricordi in viola? Sono tanti, ma quello più importante è senz’altro lo spareggio col Perugia. Avevamo iniziato un percorso dalla C2 per arrivare in A e la sfida decideva tutto il nostro destino, quando l’arbitro ha fischiato la fine ci siamo sentiti in paradiso. La festa di Firenze è stata bellissima. Ho indossato la fascia di capitano della Fiorentina, è stato un privilegio e un onore. Averla indossata non si dimentica, mi rende felice essere entrato nella storia viola. Quella alla Fiorentina è stata l’esperienza da calciatore più importante che abbia vissuto”.

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