A VOI FA BENE SENTIR PARLARE DI ASTORI, A NOI FA BENE GUARDARE I VOSTRI OCCHI CHE GUARDANO I NOSTRI
Davide. Ognuno ha un ricordo. Fa emozionare pensarlo, la Fiorentina, il calcio italiano, sono stati esemplari nel farlo. Così come i suoi ex compagni di squadra. Sono state ore intense, particolari, si è passati dal pianto di Ilicic, al volto di Badelj a San Pellegrino, allo sguardo di Pioli. Ognuno, con la sua umanità, vuoto e sincero davanti al ricordo. Diciamo e diremmo cose banali, perché sforzarsi tutte le volte di dover raccontare cosa è stato Davide, inevitabilmente può portare a tanti luoghi comuni. E allora ci piace raccontare quello che, Davide, ha appunto creato con il suo prematuro addio. L’amore che ha messo in circolo, che nessuno nemmeno immaginava. Perché in fondo la vita è anche questo. Amici, pochi, che hai durante il tuo percorso sulla terra. Forti infatuazioni e grandi delusioni. Amici che trovi, e che non ti tradiscono mai, quando te ne sei andato. Astori è riuscito in questo miracolo: riempirsi di amici. Tutti, oggi, quando lo ricordiamo ci sentiamo ‘toccati’, quasi come se se ne fosse andato un parente, una persona di famiglia, come uno di noi. Evidentemente, lui, è riuscito a trasmettere tutto questo. Evidentemente la sua calma, il suo sorriso, il suo volto genuino, quella fascia da capitano al braccio, hanno svelato il suo segreto. Le sue qualità. Che su questa terra in pochi avevamo avuto la fortuna di apprezzare.
Ricordiamocelo sempre: i calciatori sono come noi: persone, con pregi e debolezze. Siamo, ognuno con il suo percorso e con le sue sensibilità, esseri umani. Ricordiamocelo anche quando intoniamo cori sull’Heysel, quando per il ‘tifo’ diventiamo razzisti, quando dimostriamo di essere piccoli, piccoli. Per cosa? Per un pallone che rotola. Davide ci sta facendo vedere, quanto è bello essere amici. Combattere, nella vita e sul campo, per poi abbracciarsi. Vincere e perdere, ridere e piangere, correre e fermarsi. Perché è il cuore che comanda, lo stesso cuore che un giorno ha deciso di fermarsi, all’improvviso. Lasciandoci tutto il resto.
Un caro, forte, abbraccio a Francesca, Vittoria, ai fratelli, ai genitori. Alla loro dignità. Ci hanno detto e scritto che a loro fa bene sentir parlare di Davide, vedere le sue immagini, ascoltare i nostri ricordi. A noi fa bene guardare i loro occhi che guardano i nostri. Grazie.