Galloppa: "Nei settori giovanili si parla troppo di tattica. Viola Park? Se penso a dove ci allenavamo prima, non ci credo. Italiano..."
Nella sua lunga intervista a La Repubblica, l’allenatore della Primavera della Fiorentina Daniele Galloppa ha parlato anche del rapporto con la prima squadra di Vincenzo Italiano. Queste le sue dichiarazioni:
“Il talento sono disposto ad aspettarlo tutta la vita. Come ho fatto con Jonas Harder. In U16 non giocava: pesava 10 kg bagnato. Ho chiesto di attenderlo perché vedeva prima la giocata, capiva subito cosa fare e tecnicamente è straordinario. Ha fatto il ritiro in prima squadra, si è strutturato, adesso gioca in nazionale di categoria. Cosa conta a questi livelli: fisico o tecnica? Il talento è troppo importante. Purtroppo l'aspetto fisico sta prendendo piede, con l’intensità di questo calcio. Però guarderei altro, specie nelle scuole calcio. Come fa la Fiorentina”.
“I giovani sono oppressi dalla tattica”
“Sono dell’idea che si faccia troppa tattica nei settori giovanili. In Primavera è normale assicurare aspetti di questo tipo ma nelle altre categorie lavorerei soltanto sui principi senza studiare l’avversario. A Roma basavamo tutto sulla tecnica di base, su smarcamento e tiro in porta, attacco contro difesa. Il resto ha poco senso. Se voglio allenare una prima squadra? Certo. Penso a Daniele ma anche a Palladino, Gilardino, Aquilani. Li conosco tutti, ci ho giocato insieme. Allenatori giovani e molto preparati per il calcio di adesso".
“Vi spiego il mio rapporto con Italiano”
Ha poi parlato del suo rapporto con Vincenzo Italiano: “Ho un buon rapporto con Vincenzo. Nell’ultimo periodo chiama spesso i nostri ragazzi e sono felice. Mi ha scritto quando abbiamo vinto la Coppa Italia e io quando lui ha raggiunto la finale di Conference. Lo ammiro. Come è lavorare al Viola Park? Se penso a dove ci allenavamo prima, quasi non ci credo. Il livello si è alzato tantissimo. E’ un posto incredibile. Dobbiamo ringraziare il presidente Commisso per questo. Una persona unica. Mi chiama spesso, parla con tutti, dal cuoco al magazziniere. Così come faceva Barone, ci manca molto”.
“Quando hai certi tipi di infortuni è dura ripartire”
"Ha parlato poi dei problemi fisici che hanno condizionato la sua carriera da calciatore: “E’ stata davvero dura, la vita mi ha insegnato tanto. Dopo la terza lesione al crociato ho avuto un tracollo mentale che mi ha portato a non svegliarmi più felice. Sono andato giù di testa. Andavo ad allenarmi a Modena, dopo dieci anni ai massimi livelli e la gente mi prendeva per pazzo. Ma avevo le bombe in testa e ho continuato fino ai 30 anni. Poi dopo l’ultimo infortunio ho pensato ad allenare. Prima ero il secondo di Karel Zeman, il figlio di Zdenek. Poi la chiamata della Fiorentina in pieno Covid. Quattro anni che sono qui, esperienza bellissima.
“I miei ragazzi non dovranno avere rimpianti”
Ha poi concluso: “Ad ogni ragazzo dico di non avere rimpianti per non averci provato fino in fondo. A volte si spreca il proprio talento e mi fa rabbia. L’esempio è Comuzzo, adesso in prima squadra: ha la mentalità di uno più grande. Ai ragazzi dico: sfruttate ogni giorno per inseguire il vostro sogno. Non sprecatelo”.