David De Gea incontra Palladino. Credits: ACF Fiorentina
David De Gea incontra Palladino. Credits: ACF Fiorentina

Una delle serate più imbarazzanti della storia recente della Fiorentina, ma uscire ai playoff di Conference League sarebbe stato drammatico. Un prologo tremendo, per l'intera stagione e soprattutto per l'avventura sulla panchina viola di Raffaele Palladino. Che non se lo sarebbe meritato, ma che altresì deve mettere mano a questa squadra e farlo in fretta, perché così non va. E Gudmundsson, di certo, non basterà a risolvere una situazione che ad oggi appare drammatica.

Ancora Conference, con mille dubbi: oggi scopriamo le nostre avversarie

Sarà Conference League per la terza stagione consecutiva. Una competizione che mai come quest'anno è indirizzata verso una squadra nettamente superiore alle altre, il Chelsea, e che la Fiorentina affronta con pochissime certezze e una miriade di incognite. Tra poche ore il sorteggio ci dirà quali saranno le avversarie da sfidare attraverso il nuovo format, che implicherà un dispendio ancora maggiore di energie rispetto agli anni scorsi.

Ma De Gea non era un ex portiere? Che la serata di ieri serva almeno da lezione

Mentre ci si interroga su quanto valesse la pena immergersi per l'ennesima volta in questa competizione, conviene forse conservare le poche note positive della serata di ieri. Una si chiama Kean, in gol al primo e unico tiro in porta della Fiorentina in 120 minuti, l'altra porta il nome di David De Gea. Un ex portiere per molti, dopo quel mezzo errore nella gara d'andata, ma per fortuna ci sono i fatti a smentire chi parla tanto per dare fiato alla bocca. Uscire sarebbe stato drammatico, passare così non è poi tanto diverso: che perlomeno serva da lezione

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