Il caso Mendes che scalda Commisso e il batti e ribatti sulla clausola di riservatezza. Ma i conflitti d'interesse cominciano ad essere giganteschi
Tante sono le cose che ha detto il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, nel suo ultimo intervento. Ma sicuramente è sul cosiddetto 'caso Mendes' che i toni si sono alzati e che sono stati toccati punti interessanti. E allora crediamo che sia giusto ritornarci sopra.
Lasciando da parte la comparazione delle cifre tra Sergio Olivera e Nicolas Gonzalez, il vero nodo che è riemerso è un altro. Ci sono dei conflitti d'interesse giganteschi nel calcio e che non vengono minimamente combattuti. Può un procuratore essere allo stesso tempo intermediario, rappresentante del giocatore trattato, rappresentante del tecnico della squadra che tratta questo giocatore e pure della società che stava per cedere il cartellino?
Domanda puramente retorica, eppure Fifa, Uefa, federazioni nazionali non stanno facendo niente di concreto per poter almeno mettere un freno a questo fenomeno degenerativo del calcio. E allora se questo non avviene è giusto che i presidenti dei club comincino a fermarsi davanti a questo fatto e comincino a porre precisi paletti. Solo così, forse, gli occhi di qualcuno cominceranno ad aprirsi.
Curioso invece il batti e ribatti che è nato sulla clausola di riservatezza, che è stata messa dopo la decisione "di comune accordo" di non dare seguito agli accordi preventivi raggiunti tra Fiorentina e Gennaro Gattuso. Commisso chiede che venga tolta, Gattuso idem e allora qual è il problema? Perché è stata messa se nessuno la voleva? Stranezze ed eredità di un giugno che è stato davvero insolito e indimenticabile allo stesso tempo.