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Piano A, piano B, ricorsi potenziali da una parte e dall'altra, vincoli da un lato e anche dall'altro: la vicenda del nuovo stadio della Fiorentina ne ha per tutti i gusti. E come se non bastassero le questioni esterne ai protagonisti in gioco, ci si mettono anche loro stessi ad alimentare il fuoco della rivalsa: in particolare quella tra i sindaci chiamati in causa. Da un lato Dario Nardella, che rischia di "perdere" lo Stadio per questioni di centinaia di metri e di un confine comunale che dal punto di vista calcistico ha poco senso; dall'altro Emiliano Fossi, che il nuovo stadio non vedrebbe l'ora di farselo lungo Viale Allende nella sua Campi Bisenzio. Alla base dell'avversione ovviamente, storie pregresse: dalla questione inceneritore alla più recente bocciatura della piana nei confronti della nuova pista dell'aeroporto di Firenze.

L'irritazione del primo cittadino del capoluogo poi è duplice, perché di mezzo al suo progetto di restauro del "Franchi" ci si è messo tutto il teatrino della Soprintendenza, con annesso il ministro Franceschini. Tra i due sindaci litiganti però manca il terzo, quello che secondo proverbio dovrebbe "godere": di certo non si tratta di Rocco Commisso, che appare sempre più zattera in mezzo ad un mare in tempesta. In tutto ciò, il progetto utopistico di Nardella resta quello del restyling, allargato addirittura a "cittadella dello sport di Campo di Marte". Che francamente non appare di così più agevole realizzazione rispetto all'implementazione alla viabilità di cui necessiterebbe Campi per ospitare il nuovo stadio. Ma il sindaco di Firenze prosegue per la sua strada e alimenterà la fiammella della speranza sul Franchi, almeno finché la luce non dovesse definitivamente spegnersi. Sperando che a spegnersi non sia prima la volontà del patron della Fiorentina.


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