Le parole le porta via il vento, ma la memoria non dimentica: la pazienza di Firenze sta finendo. E il tempo delle risposte è dietro l’angolo, cara Fiorentina
Cara Fiorentina, che vogliamo fare? Ormai non c'è più neanche il tempo a coprire quel velo di incertezza sul futuro, ad alimentare le briciole di fiducia, a rimandare necessità urgenti. Siamo a meno di una settimana dal gong del mercato estivo e, per la quantità di lavoro da fare, visti i ritmi precedenti forse non basterebbe un mese. Tra gli esuberi da piazzare e gli acquisti da fare in zone da bollino rosso, il club è ancora in alto mare e deve compiere una vera e propria corsa contro il tempo per non lasciare il lavoro a metà, come invece spesso è successo.
Pazienza finita? Sì, ma non con chi è in campo
Non hanno aiutato le prime uscite, viziate certamente da problemi e ritardi (di condizione e gioco) anche interni, che non riguardano strettamente il mercato. Il ‘Franchi’, infatti, ha parlato con i fischi a fine gara, rivolti certamente anche ai giocatori al terzo pareggio di fila. Ma la pazienza non è finita con coloro che scendono in campo o siedono in panchina.
Non dovevano essere solo parole…
“La vostra ambizione è vendere la nostra passione?”, un messaggio tanto raro quanto chiaro da parte della Curva Fiesole. Quel famoso termine, ‘ambizione’, non è mai stato dimenticato a distanza di quasi tre mesi. E come potrebbe aver dimenticato, Firenze, che davanti a quella promessa era ancora a smaltire la bruciante finale persa in Grecia. Insomma, il vento stavolta non è riuscito a portare via le parole. D'altronde, se i fatti sono irrisori nei confronti delle promesse (pronunciate per altro in un momento estremamente delicato), dimenticare è impresa ancora più difficile.
E adesso arriva “il bello”
Insomma, cara Fiorentina, che vogliamo fare? Se non serve un miracolo per uscire impeccabili e ambiziosi da questa situazione, pochissimo ci manca. E dietro l'angolo c'è settembre, arriva il tempo delle risposte che stavolta sono obbligatorie. Come mai Firenze respira un clima di tale negatività e siamo appena a fine agosto? E no, non vale rispondere “perché è una piazza difficile”. Ci sono dei perché, davanti ai quali chi di dovere deve prendersi le proprie responsabilità. A forza di mettersi in bocca i giorni di attesa, a forza di aspettare il tempo del giudizio, ecco che arriverà tra qualche giorno. Con una città mai così stufa e spazientita con l'attuale proprietà. Qui qualcuno, forse, ha esagerato a giocare con il fuoco.