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Se non avessimo visto la sue sembianze e non avessimo sentito il suo accento campano, non avremmo notato la differenza nei toni e nei termini tra Vincenzo Montella, che è arrivato in queste ore alla Fiorentina, e il suo predecessore, Stefano Pioli.

Questo Montella 2.0, non foss'altro per il fatto che è tornato da poco ed è reduce da esperienze non propriamente positive, è meno baldanzoso rispetto a prima, rispetto a quello che avevamo lasciato quattro anni fa. Quasi, quasi potremmo anche definirlo aziendalista, per le parole e i concetti che ha espresso nel giorno della sua presentazione.

L'avventura che parte adesso, se possibile, è molto più difficile di quando è arrivato la prima volta, quando era anche una grande scommessa per la società. Allora c'era da gestire una ricostruzione pressoché totale, ma c'erano anche molti elementi di grande talento e con grande tasso tecnico all'interno della formazione. Ora il livello è calato e questa Fiorentina è tutta da forgiare e far crescere. Eppure nessun accenno polemico, nessuna frecciatina, ma solo concetti politically correct da esprimere.


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