Bandire la parola ‘paura’ dal dizionario Fiorentina. Coraggio e consapevolezza, così è un’altra storia
Un punto di (ri)partenza. Heart of Midlothian-Fiorentina 0-3 è molto più di una boccata d’aria. Stavolta la Fiorentina passa una bella serata, vince e convince. L’avversario modesto non deve essere un pretesto per assecondare l’importanza del successo, visti anche i precedenti nella stessa Conference League. Non è, sia chiaro, un qualcosa che cancella le insicurezze raccolte finora, ma in un colpo solo, la Viola si prende tutto ciò che le è mancato.
La vittoria in trasferta mancava dal 10 aprile, quasi 6 mesi esatti. L’ultima vittoria in campo europeo, giusto per rimarcare la lunga assenza nelle competizioni internazionali, era datata 16 febbraio 2017, contro il Borussia Monchengladbach. Già per questi antefatti, è una vittoria pesantissima. Ma non solo. La Fiorentina non è riuscita a segnare tre gol (o più) in una singola partita per quasi due mesi. E a quello stesso match, la vittoria contro la Cremonese, si era fermato Luka Jovic, che sconfigge finalmente l’astinenza da gol con il sigillo in Scozia.
Un’iniezione di fiducia totale, estremamente efficace nel breve periodo, per alzare nettamente il morale della squadra, ma utile anche in lungo andare. La classifica del girone di Conference League non vede più la Fiorentina ultima, bensì seconda e con la prima vittoria guadagnata (finalmente). Se si vuole aggiungere due chicche in più, Kouamé si è consacrato come punto fermo della squadra, Bianco fa il suo esordio in Europa e tocca il campo anche Zurkowski.
Era l’ora, anche, che le parole di Italiano si tramutassero in realtà: più coraggio lontano dal Franchi, aggressione immediata della partita, gol a inizio gara e raddoppio per archiviare la pratica, gestione tranquilla delle fasi successive, una vittoria obbligatoria portata a casa. Tutto bello, tutto perfetto. Nel calcio è spesso rarità che vada sempre così bene, difficile aspettarsi che la stagione viola prenda questo esito sensazionale in tutti gli impegni che verranno. Ma non è certo questa la pretesa.
Tra i tanti motivi per gioire, il fattore più rafforzato dalla vittoria di Edimburgo deve essere quello psicologico. Senza se e senza ma. Nell’augurio che la Fiorentina impari a non vivere di eccessi, a mantenere una certa continuità di rendimento e a non avere paura di sé stessa, prima che dei suoi avversari. Questo successo deve essere da lezione, per recuperare un qualcosa che questo gruppo già sapeva: con il giusto atteggiamento si può andare lontano e la maglia sarà sempre onorata. La Fiorentina non si faccia tagliare le gambe dalla pressione, quando ha qualcosa da perdere. La squadra e lo stesso allenatore imparino passo passo a gestire anche i pesi più importanti. La Fiorentina sia sé stessa, conscia dei suoi limiti, mezzi e capacità, scrollandosi di dosso la paura. E allora sì, che sarà un punto di (ri)partenza.
La vittoria in trasferta mancava dal 10 aprile, quasi 6 mesi esatti. L’ultima vittoria in campo europeo, giusto per rimarcare la lunga assenza nelle competizioni internazionali, era datata 16 febbraio 2017, contro il Borussia Monchengladbach. Già per questi antefatti, è una vittoria pesantissima. Ma non solo. La Fiorentina non è riuscita a segnare tre gol (o più) in una singola partita per quasi due mesi. E a quello stesso match, la vittoria contro la Cremonese, si era fermato Luka Jovic, che sconfigge finalmente l’astinenza da gol con il sigillo in Scozia.
Un’iniezione di fiducia totale, estremamente efficace nel breve periodo, per alzare nettamente il morale della squadra, ma utile anche in lungo andare. La classifica del girone di Conference League non vede più la Fiorentina ultima, bensì seconda e con la prima vittoria guadagnata (finalmente). Se si vuole aggiungere due chicche in più, Kouamé si è consacrato come punto fermo della squadra, Bianco fa il suo esordio in Europa e tocca il campo anche Zurkowski.
Era l’ora, anche, che le parole di Italiano si tramutassero in realtà: più coraggio lontano dal Franchi, aggressione immediata della partita, gol a inizio gara e raddoppio per archiviare la pratica, gestione tranquilla delle fasi successive, una vittoria obbligatoria portata a casa. Tutto bello, tutto perfetto. Nel calcio è spesso rarità che vada sempre così bene, difficile aspettarsi che la stagione viola prenda questo esito sensazionale in tutti gli impegni che verranno. Ma non è certo questa la pretesa.
Tra i tanti motivi per gioire, il fattore più rafforzato dalla vittoria di Edimburgo deve essere quello psicologico. Senza se e senza ma. Nell’augurio che la Fiorentina impari a non vivere di eccessi, a mantenere una certa continuità di rendimento e a non avere paura di sé stessa, prima che dei suoi avversari. Questo successo deve essere da lezione, per recuperare un qualcosa che questo gruppo già sapeva: con il giusto atteggiamento si può andare lontano e la maglia sarà sempre onorata. La Fiorentina non si faccia tagliare le gambe dalla pressione, quando ha qualcosa da perdere. La squadra e lo stesso allenatore imparino passo passo a gestire anche i pesi più importanti. La Fiorentina sia sé stessa, conscia dei suoi limiti, mezzi e capacità, scrollandosi di dosso la paura. E allora sì, che sarà un punto di (ri)partenza.
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