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Quante volte in questi giorni ho letto, alla vigilia di più partite, che la Fiorentina era in procinto di “riscrivere la storia”. In realtà la storia, anche nel calcio, la si scrive, non c’è bisogno di alcuna “riscrittura”. Ma a scrivere la storia (e non solo nel calcio) è chi vince. Non è sufficiente arrivare secondi al traguardo, non basta colpire il palo, non conta conquistare la finale.

Domani la Fiorentina ha un’occasione (quasi) irripetibile. La sua forza in questa edizione della Coppa Italia, è stata mantenere sempre alta la concentrazione e sfruttare al meglio la pianura che la buona sorte le ha fatto trovare davanti alla sua corsa. Qualche collina da superare (Samp, Toro, Cremonese) mentre progressivamente sparivano dal cammino le montagne (Milan, Roma, Napoli). Una circostanza che non capita spesso.

Alla Fiorentina era accaduto qualcosa di simile nella Coppa Italia del 1966 (la terza vinta). Ricordate? In finale i viola trovarono il Catanzaro, squadra di serie B, che dopo aver eliminato Messina, Napoli, Lazio e Torino, riuscì addirittura a far fuori in semifinale la Juventus. Quella Fiorentina trovo in finale un ostacolo modesto, anche se riuscì a vincere solo con un gol di Bertini al penultimo minuto dei tempi supplementari. Davvero una buona sorte sfidare i calabresi anziché i bianconeri. Tuttavia nel loro cammino i viola avevano eliminato Genoa, Palermo, Catania, Milan e Inter.

Gli ostacoli più alti, insomma, si erano palesati nei quarti e in semifinale. Stavolta, invece, l’avversario tosto lo troviamo all’ultimo atto. La consapevolezza di aver avuto un cammino spianato da altri deve far aumentare la considerazione per l’opportunità di dimostrare che la fortuna aiuta gli audaci. E l’audacia a Italiano e a questa Fiorentina, certo non manca.

Siamo in grande credito con la Dea Bendata dalla famigerata finale del 2014 contro il Napoli. Squadra e tifosi coinvolti nel clima surreale dopo la sparatoria tra ultrà partenopei e giallorossi, il morto, gli assalti alle auto della polizia, la indecente trattativa delle forze dell’ordine con Jenny la Carogna, la vergognosa imposizione alla tifoseria viola di non esibire la coreografia preparata. A cui aggiungere l’amaro retrogusto del sospetto di un risultato prescritto, affinché i festeggiamenti napoletani stemperassero la tensione che avrebbe probabilmente portato i seguaci di Jenny la Carogna a mettere la capitale a ferro e fuoco. Circostanze sfortunate per la Fiorentina, molto sfortunate.

Cara Dea Bendata, anche per te domani c’è la grande occasione di pareggiare i conti.


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