Un confronto inevitabile che Terracciano non merita. Basta sentimentalismi e scelte cervellotiche: la Fiorentina ha un campione e non può permettersi di tenerlo in panchina
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Mettiamoci la prudenza, mettiamoci la gratitudine, mettiamoci la volontà di rimandare il discorso portiere, un po' come per tutti gli altri ruoli, a dopo la sosta di settembre. La scelta di Palladino di schierare Terracciano contro il Monza, dopo la strepitosa prestazione di De Gea in Ungheria, ha sorpreso ma non troppo. Perché a Firenze funziona così: le cose semplici non piacciono, meglio invece scervellarsi anche su ciò che sembrerebbe ovvio.
La Fiorentina non può fare a meno di De Gea
Se inizialmente le condizioni di De Gea potevano destare qualche dubbio, la prestazione contro la Puskas Akademia dovrebbe averli spazzati via tutti. Sia chiaro, lo spagnolo non sarà esente da errori (esistono portieri che non sbagliano mai?) ma l'esperienza e la sicurezza che può dare alla squadra, oltre a delle qualità tecniche superiori alla media, sono delle risorse di cui la Fiorentina non può fare a meno.
Terracciano ha dato tanto e anche di più, ma ora esiste un'alternativa
Lo sa anche Terracciano, che non merita processi. Quelli a cui, inevitabilmente, verrà sottoposto ogni volta che scenderà in campo di qui in avanti. Perché finché l'alternativa non esisteva da parlare c'era ben poco e anzi, Pietro ha messo più di una pezza alle follie di mercato della Fiorentina (l'acquisto di Christensen è tutt'ora un qualcosa di assurdo). Ma se in panchina c'è uno come De Gea, il tifoso non può digerire due gol come quelli subiti contro il Monza.
Ogni cosa al suo posto: da Bergamo in poi non possono e non devono esserci dubbi sulle gerarchie
E allora, caro Palladino, è arrivato il momento di mettere ogni cosa al suo posto. De Gea titolare in campionato e Terracciano in Conference League, competizione perfetta per tenere sul pezzo anche il secondo portiere. Ecco, appunto, secondo portiere, perché a certi livelli l'alternanza non è contemplata e devono esistere delle gerarchie. Niente scelte di cuore, meno filosofismi: gioca il più forte. E a maggior ragione, se il banco di prova sono state queste cinque partite come ha detto il mister, non dovranno esserci dubbi.
