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Il calcio è cambiato. Quante volte avete sentito o letto questo frase nel corso degli ultimi anni? Credo migliaia. E chi segue la Fiorentina lo ha capito ancora meglio questo concetto, perché ha visto andare dai viola alla Juventus, nell'ordine e a stretto giro di posta, Bernardeschi, Chiesa e Vlahovic. Tutti giocatori cresciuti nel settore giovanile gigliato e che, alla prima opportunità, hanno preso l'autostrada verso Torino. In passato un fatto del genere non sarebbe mai accaduto.

Lo sport cambia, ma i valori, quelli umani, quelli veri, restano. Tra questi valori c'è la gratitudine, il dover ringraziare chi ti ha coccolato, chi, nonostante tutto, non ti ha attaccato neanche dopo che è venuta fuori la storia del mancato rinnovo contrattuale, chi ti ha fatto crescere fino a farti diventare un ottimo centravanti (potenzialmente un grande). Ebbene questi valori sono andati letteralmente a farsi benedire con Dusan Vlahovic.

E' vero, due righe da parte sua non ci avrebbero cambiato la vita, però non ci voleva veramente nulla a buttarle giù e farle arrivare a destinazione (coi social si fa anche molto presto). Magari ci sono state anche delle frizioni coi dirigenti, specialmente nel corso dell'ultima settimana, ma i veri uomini sanno metterle da parte e fanno il loro dovere fino in fondo, anche a costo di sembrare o di passare per degli ipocriti.

Ormai sono passate diverse ore dall'ufficializzazione del passaggio del giocatore alla Juventus e il tempo per fare questo gesto, minimo e doveroso allo stesso tempo, è ormai scaduto. Qualunque cosa avvenga d'ora in avanti non ha più valore, perderà anche quella piccola pellicola di veridicità che avrebbe avuto se fosse avvenuta a caldo, o magari prima di farsi un bel viaggetto nella notte come un ricercato in fuga.

In questo, e lo diciamo per il futuro, Vlahovic potrà prendere esempio proprio da Cabral. Anche lui se n'è andato dal Basilea, anche lui lo ha fatto a gennaio, ma prima di farlo ha salutato, ha scritto il suo bel messaggino a società e tifosi ed ora viene, giustamente ringraziato da tutti perché ha saputo prendere la via d'uscita con dignità, con signorilità e alla luce del sole. In campo forse il brasiliano non sarà mai decisivo come il serbo (ovviamente speriamo che non sia così), ma intanto fuori ha già saputo dargli una lezione mica da ridere.


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