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"Galeotto fu il finale di campionato e chi lo scrisse", prendendo spunto dall'inferno dantesco per raccontare metaforicamente come l'illusorio mese di luglio sia stato decisivo per determinare il destino di Beppe Iachini: da traghettatore a conferma del tutto inaspettata. Merito probabilmente proprio di quelle vittorie con Lecce, Torino, Bologna e Spal tutte concentrate in una ventina di giorni, con nel mezzo anche un pareggio fortunoso a San Siro e una sconfitta ingiusta all'Olimpico. Possibile che Rocco Commisso si sia lasciato trascinare da quei risultati e che credesse davvero in un futuro con Iachini sulla panchina? Probabile, visto il dietrofront improvviso della dirigenza che si era praticamente già messa d'accordo con Juric. Fatto sta che dopo due mesi di stagione, la Fiorentina è stata costretta a cambiare allenatore, non esattamente contro pronostico ma certamente contro le convinzioni iniziali del patron, che sul tecnico marchigiano ci puntava molto "per fare almeno un punto in più della stagione precedente".

E come ci si era illusi di aver risolto i problemi della panchina, lo stesso valeva anche per quelli della squadra a inizio stagione, salvo poi incappare in alcuni incidenti di percorso che hanno costretto a fare delle valutazioni in ottica mercato: alla Fiorentina servono maledettamente risorse offensive per accompagnare Vlahovic e, quando sta bene, Ribery. Il successo contro la Juve dà ossigeno ma non cancella certamente problemi ed esigenze sul mercato. Che non sia galeotto anch'esso, in vista della sessione che si sta per aprire.


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