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C’è un filo conduttore che lega i portieri della Fiorentina degli ultimi dieci anni. Dalla stagione 2010/11, con la coppia formata da Frey e Boruc, vige infatti la “regola della successione”. Spieghiamoci meglio: il portiere designato come secondo, nella stagione dopo diventava il titolare e così via. In quel campionato la staffetta fu quasi immediata: Boruc, preso come riserva, si ritrovò titolare per l’infortunio di Frey e l’anno seguente divenne il numero uno. Stessa cosa passando alla stagione 2012/13, con Viviano titolare e Neto alle sue spalle. Complice qualche brutta partita del primo, il brasiliano giocò alcune partite per poi essere riconfermato nel 2013/14 come prima scelta. Tempo di una stagione senza pressioni, che Neto si vide acquistare nel 2014/15 Ciprian Tatarusanu. Con la frattura tra il brasiliano e la società, il rumeno si ritrovò titolare (salvo poi tornare out per infortunio) e venne confermato anche per i due anni successivi. Nel 2016/17 gli fu messo alle spalle Sportiello, promosso a numero uno nel 2017/18. E chi c’era dietro di lui? Bartlomiej Dragowski. Il portiere polacco è stato quello che forse più di tutti ha fatto la “gavetta”, visto che ai saluti di Sportiello non si è visto affidare la porta bensì rimpiazzare dal nuovo arrivato Lafont. Una bocciatura preventiva, senza troppe ragioni tecniche (d’altronde Dragowski aveva giocato pochissimo). Con un broncio notevole quanto giustificato, Dragowski si sedette in panchina per l’ennesima volta speranzoso che l’occasione prima o poi sarebbe arrivata. E in effetti è andata così: prestito all’Empoli dove ha fatto benissimo, poi il rientro a Firenze per ricevere le chiavi della porta della prima gestione Commisso. Una bella responsabilità, che il polacco sta pian piano ripagando. Ma soprattutto la dimostrazione di una grande tenacia e costanza, dopo tante bocciature e segni di sfiducia. L’arte della pazienza è stato l’asso nella manica di Dragowski, bravo a lavorare sempre in silenzio e con serietà (dimostrazioni di malcontento sono arrivate più che altro dal suo procuratore). E visto come stanno le cose adesso, forse ne è valsa la pena.


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