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C’è sempre un po’ di ipocrisia in Italia quando si parla di ultras e tifo. Tutto sempre molto bello: curve piene di entusiasmo, colori, cori e sostegno incondizionato per la squadra, trasferte lontanissime in centinaia, iniziative (anche di solidarietà)… Fin quando non arrivano le notizie di cronaca. Da quel momento in poi, per l’opinione pubblica, tutti criminali. Dal primo all’ultimo. Di episodi controversi ce ne sono stati, ce ne sono e ce ne saranno, questa è la realtà difficilmente smentibile di un mondo sfaccettato che mostra molti lati diversi di se stesso. 

Dallo scandalo curve milanesi alle contromosse del Governo

Tornato sulla bocca di tutti per la vicenda giudiziaria che ha messo nel mirino parte delle due principali tifoserie di Milano, il fenomeno ultras è magicamente riapparso anche negli interessi delle alte cariche istituzionali italiane. In questi giorni si parla delle misure da prendere per arginare la violenza, il razzismo e altri episodi che non sono riconducibili al mondo del calcio. I ministri Abodi e Piantedosi, rispettivamente dello sport e dell’interno, hanno già pensato alle contromosse da prendere nei prossimi mesi: dal daspo che diventa penale a fermi più lunghi, fino ad arrivare al riconoscimento facciale all’ingresso degli stadi che, è stato ribadito, dovrebbe entrare in vigore tra un paio di anni. 

Misure, misure, misure… 

Siamo partiti con la tessera del tifoso, siamo arrivati allo scanner facciale. In un mondo del calcio sempre più corrotto e intasato da soldi e business, per arrivare a una minoranza infinita di veri criminali che fanno parte delle curve, si arriva quasi all’assurdo. In stadi fatiscenti degli anni ‘70/’80 si entrerà solo attraverso una delle tecnologie più avanzate. L’ennesima dimostrazione che le istituzioni italiane fanno ancora fatica ad arginare fenomeni criminali all’interno delle tifoserie. Lo si è visto a Milano, dove è stato scoperchiato un simil vaso di Pandora fatto passare per una scoperta clamorosa, quando in realtà era solo un segreto di Pulcinella conosciuto da tutti. Si arriva a parlarne solo quando arriva ad essere troppo ingombrante.

Non sono gli strumenti che renderanno il calcio più sicuro

Tra biometrie e DASPO che volano in ogni dove, quanto ci metteranno i nostri stadi a diventare teatri, con i tifosi zitti e buoni ad assistere a uno spettacolo in due atti sul rettangolo verde? Misure e restrizioni avanzano, il centro del problema rimane solito e l’incapacità di trovare una soluzione pure. Serve cambiare rotta per salvare gli ultimi baluardi della passione, del tifo, della socializzazione attraverso lo sport. E no, non sarà la biometria a farlo. 

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