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"Ora basta, si cambia registro!", classica espressione pronunciata a caldo da chi ha appena assistito ad un fallimento, ad un risultato mancato, ad una delusione. Era stato il diktat, tutto sommato, degli stessi Della Valle dopo la retrocessione sfiorata nel 2005, dopo il pessimo biennio 2010-12 ma anche dopo la rivoluzione dell'estate 2017. Ecco, nei primi due casi, il registro fu cambiato seriamente e infatti di risultati poi ne arrivarono (pur senza trofei); ora invece la questione è più seria, perché di "rilancio" si era parlato addirittura due anni fa, sbandierando la "squadra più giovane d'Europa", l'entusiasmo della linea verde eccetera eccetera. Un rilancio che avrebbe dovuto portare la Fiorentina al settimo posto, alle porte dell'Europa insomma.

E invece eccoci qua a commentare un "progetto" del tutto incoerente con gli annunci che aveva fatto comodo lanciare nel vuoto, nell'incertezza di cosa questo rilancio dovrebbe favorirlo. I Della Valle? Lo stadio? Il centro sportivo? Tutto molto nebuloso, un po' come la nuvola di Fuksas. Si vuole ricostruire ma si riparte dalle macerie lasciate da un ds che quell'Europa tanto ambita non la raggiunge ormai dal lontano 2009. Si vuole ricreare un'atmosfera competitiva e si va a costruire una squadra che al secondo anno, invece di migliorare, ha peggiorato clamorosamente il suo score. Si annuncia, si garantisce, si promette tanto per farsi belli ma con parole che poi restano preda del vento: si vuole esorcizzare il termine "fallimento" ma ma si sacrifica l'aspetto tecnico sull'altare del conto economico (per altro con risultati altrettanto scadenti). In sostanza, si vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Per poi risvegliarsi nelle paludi della mediocrità e tentare un sussulto d'orgoglio... ai danni dell'allenatore.

E' chiaro che nel calcio non possa funzionare così ma le prove, la ormai non più inesperta società viola, le aveva già fatte negli passati e questo la esenta da ogni tipo di giustificazione legata al noviziato. Qui si sbaglia con cognizione di causa ed è l'aspetto più allarmante.

In attesa, e nell'auspicio, di essere coerentemente smentiti.


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