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C’era un tempo in cui la Fiorentina faceva divertire i propri tifosi. Che ridevano sì, ma non a presa di giro. Una stagione in cui il “fate ridere” sarebbe stato rivolto soltanto alle big che uscivano vittoriose dal ‘Franchi’ dopo una gara dominata dagli uomini di Italiano. Purtroppo, quel tempo non esiste più e le rare occasioni in cui arrivano i tre punti quest’anno costituiscono un’eccezione in un mare di comparsate anonime e disarmanti.





Ma la tragedia non è iniziata dalla cessione di Dusan Vlahovic. Checché se ne dica, la partenza del serbo era stata assorbita da un gruppo forte e coeso, con un obiettivo fisso in testa. Il Piatek di turno era persino riuscito a portare quelle reti iniziali che servivano per affrontare la transizione. Il resto poi lo fece un signorotto, che di certo non si chiama Arthur Cabral. Sapete come era finito l’ultimo Fiorentina-Bologna prima della sconfitta di qualche giorno fa?





1-0: Lucas Torreira. Il giocatore, anzi, il condottiero, che fino alla fine, fino all’ultima battaglia contro la Juventus, aveva preso per mano una squadra che fino a pochi mesi prima non conosceva nemmeno. Per diventarne il leader simbolico e trascinarla, anche senza il suo miglior giocatore, ad una qualificazione in Europa che mancava da 6 anni. Ma la dirigenza ha pensato bene di “guardarsi negli occhi” e decidere che anche senza la trottolina uruguaya la squadra avrebbe mantenuto la propria ossatura.





Una scelta funesta. Venuto via il centro gravitazionale del gioco di Italiano, la Fiorentina è implosa su sé stessa. Poveretta nella pretesa di rimpiazzare un vero regista con un recupera-palloni seriale. Ma appurato che partito Torreira tutti - ma proprio tutti – avevano capito che le cose non sarebbero state più le stesse, la scelta di non cambiare Amrabat nemmeno a gennaio è stato l’asso calato su una stagione che ha meno pretese della Cremonese in Coppa Italia.





Il cocco del presidente è stato trattenuto nonostante il forte interesse di club giganteschi come Barcellona e Chelsea, giunti con offerte in prestito, ma anche con la chiara intenzione di toccare cifre come quaranta milioni (!) per un calciatore – diciamocela tutta – tutt’altro che indispensabile per la Fiorentina di Italiano. Una squadra che faceva del palleggio e del possesso palla la sua prerogativa e che ora deve far giocare nel cuore del campo un Bolatti super dotato in fase di non possesso. Chiesa e Vlahovic all’ultima settimana di mercato sì, Amrabat no. Per un giocatore che aveva espresso pubblicamente il più limpido dei concetti: “Questo treno passa solo una volta”. Così come Chiesa fu il tesoretto lasciato dai Della Valle, non aver sfruttato il miracolato Mondiale del marocchino sarà uno dei maggiori rimpianti di Commisso quando andrà a calcolare l’ammontare di milioni di euro da chiedere per la vendita della società.



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