Lafont insegna, il portiere straniero è sempre un azzardo. E in Italia non mancano i profili giusti per sostituire Dragowski
Acquistare giocatori dall'estero molte volte è un azzardo. D'altronde il campionato italiano ha caratteristiche molto particolari, e spesso ambientarsi risulta difficile. Per un attaccante come Cabral, guardando in casa Fiorentina, ma anche per un portiere. I viola lo sanno bene, basti pensare a quel Lafont che arrivò con la nomea del "Donnarumma di Francia" e invece si rivelò non all'altezza della Serie A.
Ecco perché Pradè e Burdisso, nel cercare il nuovo portiere viola per la prossima stagione, dovranno prestare molta azione. Un profilo italiano già abituato al nostro calcio sarebbe senz'altro più appetibile, una scelta tutto sommato sicura per una piazza molto esigente come Firenze. Da qui i nomi che girano, Cragno, Meret, Carnesecchi e Gollini su tutti.
Andando a pescare all'estero, invece, di fatto la dirigenza della Fiorentina si prenderebbe un rischio. Che può pagare, come nel caso di Maignan al Milan, oppure no, come successo appunto con Lafont o con i vari Olsen e Pau Lopez a Roma. Quello del portiere d'altronde è un ruolo delicato, in cui sapere la lingua ed essere abituati ai ritmi del calcio italiano sono fattori fondamentali.
I tifosi dell'Inter già tremano al pensiero di accogliere Onana, dopo il suo errore che è costato l'eliminazione dalla Champions all'Ajax. Considerando che quelli della Fiorentina sono sempre stati particolarmente (e giustamente) pretenziosi con i portieri, forse sarebbe meglio che il nuovo titolare arrivasse dal nostro Paese. Anche perché di talenti italiani in giro ce ne sono parecchi.