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In partenza per Parigi, direzioni Olimpiadi 2024. Questa volta il fiorentino e tifosissimo viola Leonardo Fabbri ci arriva da protagonista dell'atletica italiana, dopo aver dominato l'ultima decina di gare a cui ha partecipato, un record italiano in tasca e una costanza di lanci oltre i 22 metri che fa impressione. Le Olimpiadi saranno tutta un'altra storia, ma il miglioramento in questi tre anni del ragazzone di Bagno a Ripoli è stato sotto gli occhi di tutti. 

Dai 10 centimetri per cui è rimasto fuori dalla finale a Tokyo, a una promessa ben precisa che ha fatto a se stesso in vista di Parigi. Tra presente, passato e futuro, Fabbri si è raccontato in esclusiva a Fiorentinanews.com a pochi giorni dalla rassegna mondiale sportiva più importante di tutte. 

Prima di Parigi, sabato ci sarà una tappa a Londra, per la decima prova della Wanda Diamond League. Ci sarai te, ci sarà Ryan Crouser, ci sarà Joe Kovacs. Ci saranno i migliori, praticamente le prove generali in vista di Parigi…

“Son contento di partecipare a una gara del genere subito prima delle Olimpiadi, ci vuole. Alcuni avversari non li vedo dai Mondiali indoor di marzo e sabato ci rincontriamo appena prima di Parigi. Con Ryan Crouser dobbiamo aggiornare lo score, perché al momento siamo 13-0 per lui (ride ndr)”. 

Tre anni fa a Tokyo un'esclusione che ha fatto male. Adesso però vieni da un filotto impressionante di record, vittorie e lanci. Questo è un altro Leonardo. Come di senti in vista di Parigi? Sensazioni?

“I risultati parlano, non ci si può nascondere più di tanto. Mi sento bene, sto dando continuità a misure molto importanti e di testa sono gasatissimo perché comunque nelle ultime Olimpiadi a Tokyo son rimasto fuori dalla finale per 10 centimetri. La sera stessa mi son promesso che a Parigi sarebbe stata una storia totalmente diversa. Son contento di essere arrivato qua, c'è da fare quello step che può cambiare la vita di uno sportivo. Sono pronto, fisicamente, mentalmente e tecnicamente. Parigi con la pista viola? Credo che non ci sia occasione migliore, mi sentirò un po' a casa vista la colorazione”. 

Stai riportando una disciplina come quella del lancio del peso a un livello mediatico che in Italia si era visto raramente. Un po' come i tennisti per il momento d'oro del tennis italiano. Te la senti un po' questa responsabilità?

“Sicuramente è una responsabilità che sento. Mi sento un po' un paladino dei lanci in Italia, perché spesso siamo stati maltrattati, non davano le nostre gare in diretta tv o comunque non sono mai stati considerati molto i risultati dei lanciatori. Adesso le cose stanno cambiando e sono contento. E' bello veder parlare della cosa che amo più di tutte. Vedo tanti bambini che mi chiedono gli autografi, tanti mi dicono che da grandi vorrebbero essere come me e questo va davvero oltre tutto. E' una cosa bellissima. Soprattutto pensando al me bambino che ha sempre sognato una vita così. L'ultimo anno della mia vita sembra quasi un film”. 

Ormai giri il mondo in lungo e in largo, a Firenze ci sei sempre meno. Però quella vittoria in Dyamond League a Campo di Marte immagino sia sempre nei tuoi pensieri nonostante l'argento mondiale e l'oro europeo. Cosa ti porterai di Firenze in pedana a Parigi? 

"A Firenze ci sono sempre meno, un po' mi manca. L'ultima volta ho fatto una gara a Lucca e al posto di prendere un albergo lì ho chiesto di tornare a Firenze.  Io vado sempre al Piazzale appena torno. Lascio le valige e vado su, anche da solo. Mi siedo sugli scalini e guardo la città. Mi fa stare bene e sentire orgoglioso di essere nato qui. E' una sensazione bellissima. Dell'ultima gara vinta a Firenze mi porto dietro il pubblico, è stato bellissimo con lo stadio pieno e 10mila persone. Non era una tappa prevista della Dyamond League, quando parlo con gli altri pesisti mi dicono: “Per fortuna non si va a Firenze quest'anno. Hanno percepito la mia marcia in più nel gareggiare in casa, per me è come essere sotto la Fiesole. E' stata la gara più bella dell'anno, anche se poi ho vinto l'argento mondiale”

L'obiettivo parigino?

“L'obiettivo è tornare a Firenze con una medaglia. Me lo sono promesso e lo voglio con tutto me stesso. Il livello è tanto alto e alla fine saremo in 32 a volere una medaglia. Vince chi ha più fame, io ne ho tanta, anche per quello che ho vissuto a Tokyo”. 

C'è una persona, una cosa, a cui penserai quando sarai lì? Oltre che per te stesso, per chi lo vuoi fare? 

“In questi giorni penso tanto ai miei genitori. A quanto loro ci abbiano sempre creduto, di quanto non mi abbiano mai fatto pesare i loro sacrifici che hanno fatto per lo sport ancor prima di diventare professionista. Abbiamo fatto tante rinunce, anche da giovanissimo. Magari non andando in vacanza. Sono sempre venuti a vedermi in ogni gara in ogni parte del mondo e ci saranno a Parigi. Se lo meriterebbero, così come mio fratello e mia sorella. Ci sentiamo spesso, ma non ci vediamo mai. Voglio vincere per loro”. 

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