Poche partite, poche risposte, poca fiducia. E su Christensen pesa già una sentenza: non era meglio tenere Cerofolini?
Le incertezze delle prime apparizioni, l'infortunio che lo ha tenuto fuori e quel posto da titolare difficile da sottrarre a Terracciano. Tanti fattori pesano sul conto di Oliver Christensen, giustificando un quesito che ricorre spesso tra i tifosi della Fiorentina: perché puntare su un'incognita quando avevi in casa Cerofolini?
Sia chiaro, le ipotesi di una titolarità dell'attuale portiere del Frosinone non stavano né in cielo né in terra. Troppa poca esperienza, troppa pressione per prendere le redini della porta viola. Ma in effetti, per fare da numero dodici a Terracciano, il profilo di Cerofolini poteva essere più che adatto. D'altronde il classe '99 aveva fatto vedere delle buone cose nelle ultime giornate dello scorso campionato, guadagnandosi gli applausi del suo pubblico.
E poi cambiare tanto per cambiare non è mai una buona idea. Se la Fiorentina avesse voluto fare un salto di qualità tra i pali sarebbe andata su Vicario o Livakovic, non certo su Christensen. Il quale, ad oggi, appare un po' come un'entità astratta, una somma di cose buone e altre meno buone che alla fine da come risultato la mediocrità. Che poi il povero Oliver non ha nemmeno grosse colpe, catapultato in un Paese nuovo e in una realtà completamente diversa senza avere il tempo e il modo di ambientarsi.
Prima l'alternanza con Terracciano, poi l'infortunio ci hanno di fatto impedito di vederlo all'opera davvero, ma la pazienza non è di casa nel calcio e così c'è chi si è già fatto un'idea ben precisa. Per prendere un danese retrocesso in Bundesliga e con un grosso punto interrogativo sulla testa, tanto valeva tenere Cerofolini. E in effetti, forse, la verità è proprio questa.