"Vogliono negarci la felicità come se uno stadio bello non fosse necessario. In Islanda per contrastare l'alcolismo hanno fatto campi da calcio, da noi qualcuno avrebbe chiuso i bar"
Il caso dello stadio Artemio Franchi e la vicenda dei fondi del PNRR ai quali il comune di Firenze ha deciso di attingere per risistemarlo, trovano vasta eco sui giornali anche oggi.
"Farci del male non ci basta più, vogliamo anche la lode" scrive il giornalista Marco Evangelista in un commento pubblicato sul Corriere dello Sport-Stadio. L'impianto fiorentino viene definito "perla architettonica su cui ha posto mano tra gli altri Pier Luigi Nervi. Per questo e non solo per questo opera più che meritevole di attenzione e cura, custodia e salvezza. In mezzo alla possibile castrazione delle ambizioni calcistiche della Fiorentina e alla frustrazione dei piani gestionali di Commisso ci sarebbe anche quell’aspetto da considerare: la tutela di un monumento nazionale artistico, sportivo, storico".
Evangelista scrive che i problemi s’impastano e si solidificano nella litigiosità della politica e cita soprattutto "l’atteggiamento metà snob e metà popolaresco di chi (per esempio Renzi in polemica con l’ex alleato Nardella) butta lì cose del tipo: con quei soldi facciamo case e scuole. Come se uno stadio bello e moderno non rientrasse nella categoria del necessario. Come se il calcio fosse qualcosa di cui vergognarsi e lo sport una macchia da nascondere sotto un tappeto".
E infine: "Non è colpa di questo o di quest’altro, di un’ideologia o di una dottrina. Piuttosto di un pregiudizio culturale che nega la felicità...Uno stadio ben fatto è degno di approvazione, qualcosa da usare senza timori e da vivere senza intralci. Ah, in Islanda per contrastare l’alcolismo giovanile hanno pensato di realizzare campi di calcio vicino a bar e locali. Da noi a qualcuno sarebbe sembrato meglio chiudere i bar".