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Ci sono un romano, un croato e un ascolano. Detta così può sembrare anche una barzelletta. In realtà stiamo cercando di fare una riflessione un po' più seria (per quanto serio possa essere l'argomento calcio) su quanto possa incidere un allenatore sulle sorti della propria squadra.

C'era una volta a Firenze e alla Fiorentina un romano doc come Claudio Ranieri, uno che da queste parti c'è rimasto quattro anni ottenendo una promozione (scontata) in Serie A e vincendo una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. In Coppa delle Coppe fu buttato fuori solo in semifinale dal Barcellona di Ronaldo (quello vero). Questo giusto per mettere i puntini sulle i. Dopo aver lasciato la città in riva all'Arno, nel corso degli anni, è andato a vincere una storica Premier League con il Leicester e una Liga col Valencia. Dalla scorsa stagione (da subentrante) allena la Sampdoria che ha portato alla salvezza abbastanza agevole, dopo averla presa che era ultima in classifica e che adesso si ritrova a quota nove in classifica dopo aver battuto in fila Fiorentina, Lazio e Atalanta. A Bergamo ha dato una lezione di calcio al signor Gasperini del quale tutti decantano, giustamente del resto, meraviglie per quanto fatto con i nerazzurri negli ultimi anni. Per inciso non è che la formazione doriana abbia tutti questi fenomeni al suo interno anche se l'attacco con Candreva, Quagliarella e Keita è di assoluta qualità.

Ci sarebbe potuto essere a Firenze ma non ci sarà sicuramente per quest'anno, Ivan Juric. Pradè voleva puntare su di lui, Commisso lo ha stoppato andando a confermare Iachini sulla panchina viola. Il signor Juric di Spalato nel frattempo si diverte a plasmare a sua immagine e somiglianza un altro Verona, dopo l'ottimo lavoro fanno nella scorsa stagione. Il risultato è che per 75 minuti la Juventus viene ingabbiata da un gruppo composto da carneadi e giovani in cerca di affermazione. Senza contare qualche ex viola con voglia di riscatto.

A Firenze c'è Iachini. Superata la bufera, almeno in apparenza, il tecnico si gode oggi i tre punti conquistati con l'Udinese. Ma fu vera gloria? Il Manzoni si sarebbe chiesto questo. Prosaicamente ci viene da dire che il buon Giuseppe da Ascoli Piceno non viaggia alla stessa velocità dei suoi colleghi citati. La Fiorentina è estemporanea nella manovra, parte bene ma si perde subito e poi finisce per sbandare pericolosamente anche contro avversari tutt'altro che irresistibili. In più ha diversi giocatori che non rendono per le loro possibilità anche perché sono ingabbiati in automatismi che non funzionano oppure, peggio ancora, non sono utilizzati per quelle che sono le loro caratteristiche. Qualcuno dirà ancora che la stampa ce l'ha con lui, ma queste sono tutte considerazioni che riteniamo essere oggettive e che chiunque mastichi un po' di calcio può vedere benissimo anche da solo.

E allora che fare? Provare a non nasconderci dietro ad un dito, a puntualizzare il tutto per spronare Iachini a reagire. Del resto con il "gioca, gioca" ha funzionato, nel senso che a forza di dire che ripete troppe volte e senza senso questa frase, l'ha tolta dal suo vocabolario. Sia mai che possa ripetere il tutto con concetti ancora più legati alle dinamiche di campo. Il tutto, sia chiaro, per il bene della Fiorentina.


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