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Prestito oneroso da 4 milioni di euro, più diritto di riscatto a 12 milioni più 2 di bonus. Queste le cifre dell'operazione che ha portato Andrea Colpani alla Fiorentina, su grande richiesta di Palladino, che già lo aveva allenato a Monza nelle due stagioni precedenti. L'arrivo del Flaco sembrava uno dei grandi acquisti del mercato estivo, e sicuramente era uno dei nomi più chiacchierati tra i giocatori in arrivo: lui, insieme a Gudmundsson e Kean, si candidava per essere il nuovo volto dell'attacco viola, provenendo da due stagioni ad altissimo rendimento che gli erano valse l'attenzione di molti addetti ai lavori.

Quando il Monza si è affacciato alla Serie A nel 2022-23, Colpani non era fra i titolari della rosa: titolarità che non acquisirà mai con regolarità, registrando 27 presenze in campionato ma soltanto 10 da titolare (nelle quali non ha mai giocato gli interi 90 minuti). Nonostante il poco tempo in campo, le qualità del trequartista si sono viste, e nel primo anno di Serie A il Flaco si è portato a casa un bottino da 4 gol e 1 assist in poco più di 1000 minuti di gioco. La seconda stagione ha visto la sua definitiva esplosione: Palladino lo inizia a vedere più centrale nel suo progetto, e Colpani risponde: 38 presenze su 38 giornate, di cui solo 2 da subentrato, contornate da 8 gol e 4 assist.

Non a caso, le aspettative della piazza fiorentina erano alte quando ne fu annunciato l'acquisto, a cifre peraltro non eccessive per quanto visto fino ad allora e per la concorrenza che girava attorno al ragazzo. Tuttavia, le prestazioni finora sono state quantomeno deludenti: 2 gol e 1 assist, tutti e tre arrivati nello 0-6 di Lecce, in 16 presenze di cui 14 da titolare. Aldilà dei numeri, chiunque abbia visto una partita della Fiorentina si rende conto di come Colpani sia solo l'ombra del giocatore visto l'anno scorso: sempre fuori dal gioco, quasi timoroso nel provare la giocata o il dribbling, e mai veramente pericoloso. 

Ma perché questo calo di rendimento? Le possibilità sono molteplici: una su tutte quella del ruolo, diverso da quello che occupava a Monza, dove agiva da seconda punta per vie centrali dietro ad una punta di peso (ossia Djuric). Quest'anno, il suo ruolo lo porta a giocare in zone molto esterne del campo, dove non ha mai dato l'impressione di rendersi pericoloso saltando l'uomo come altri compagni di reparto quali Sottil o Ikonè. Anche la sua vena realizzativa ne sta ovviamente risentendo, visto il magrissimo bottino raccolto. Forse sta patendo anche il salto di qualità, passando da una piazza più tranquilla ad una più esigente, tuttavia non si può negare che uno degli acquisti più attesi del mercato estivo si sia rivelato, finora, un fallimento. Nella speranza che questa seconda metà di stagione possa rinvigorire le qualità che ha indubbiamente mostrato negli anni passati.


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