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La sosta porta consiglio, permette riflessioni e concede anche non poca serenità, che in casa Fiorentina ci voleva. Dopo un mese e mezzo decisamente preoccupante, la Viola si regala la prima grande serata della stagione, sfruttando le difficoltà di un Milan insufficiente e prendendosi tre punti finalmente convincenti. Tanti i protagonisti di questa vittoria, dagli autori dei gol Adli e Gudmundsson fino a Kean (non solo in positivo) e lo stesso Palladino, con buona applicazione della logica. Ma c’è un MVP indiscusso che, seppur alla sua sesta uscita in maglia viola, ha già trovato il modo per incidere un attimo forte: David De Gea.

L'istantanea di Fiorentina-Milan

“T’immagini se ne para un altro?” “Beh, non è mica Gesù”, filtra in Curva Ferrovia quando Abraham è sul dischetto. Ebbene, gli occhi sbarrati del pubblico di fronte al secondo rigore parato dal portiere spagnolo avrebbero meritato un’istantanea. Una reazione istintiva e scomposta, densa. Qui e nel boato dei secondi successivi, De Gea si è consegnato al futuro e al ricordo, a una partita (un po’ come Frey in Fiorentina-Lazio nel 2009) che sarà sua e di cui si parlerà.

Firenze tocca con mano la portata di De Gea

Irripetibile. Prima di tutto lo è il trasferimento in sé. Non che non segua una logica, tutt’altro: la Fiorentina ha avanzato la sua scommessa. De Gea si presenta piuttosto stagionato, fermo da oltre un anno, in una piazza che fa l’Europa e che ha ancora ha tanto da giocarsi e da dimostrare. Ma lo spessore di uno dei portieri più forti dell’ultimo decennio non è stato colto in pieno, tra un occhio distratto verso il Manchester United e una percezione che non batte del tutto la diffidenza. E la grandezza di follia e speranza, del “chissà cosa potrebbe essere”, è stata finalmente toccata con mano in una notte di inizio ottobre.

Il privilegio di scoprire un campione in viola

La partita di De Gea contro il Milan è da voto massimo in pagella. Non solo i due rigori parati: oltre ai 44 tocchi e alle 21 palle lunghe, in tutto sono 7 i salvataggi, uno dei quali (il riflesso su Chukwueze) poco familiare alla normalità. Rasenta il perfetto. Ma il focus principale resta concentrato sull’incredulità dei presenti, su un boato mai sentito prima per un rigore parato, anzi due. Su attimi e su emozioni; forse roba non di peso, in fondo è solo una vittoria in campionato, ma è ciò che alimenta la passione. Firenze scopre l’irripetibile, un campione sfuggito ai confini della logica. E tra le sue mani c’era nascosta una sorpresa, una serata tanto inaspettata quanto passionale. E che sorpresa hai fatto, David.

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