Non c'è cosa più avvilente che non aspettarsi più nulla da un giocatore, ma qualcuno è riuscito a normalizzare delle prestazioni al limite dell'impietoso
Siamo giunti al giro di boa di questo campionato, se vogliamo di questa stagione. Qualche somma generica, la possiamo tirare. E lo facciamo ripartendo dalla prestazione del Mapei Stadium.
Qualcuno a leggere la formazione della Fiorentina già si immaginava il copione della gara, che infatti… Brekalo, Nzola e Ikoné in attacco, Mandragora a centrocampo. Se sugli esterni non ci potevamo aspettare niente di diverso, le soprese dall'inizio arrivano a centrocampo con Duncan out e in attacco con Beltran in panchina.
Quattro undicesimi della squadra per cui la mediocrità è abitudine
Brekalo, Nzola, Ikoné, Mandragora… Siamo a 4/11 della squadra titolare della Fiorentina. Siamo anche a metà stagione, dicevamo, e in pochi si aspettavano di meglio da diversi giocatori rispetto a quanto offerto in campo. Partire prevenuti? No, abitudine. Se per qualcun altro (vedi Bonaventura) la giornata storta può capitare, per qualche giocatore a disposizione di Italiano la prestazione mediocre è diventata normalità, abitudine. E non va bene.
E con i cambi la musica è cambiata
E la differenza si è vista quando in campo sono entrati sia Duncan che Beltran. Il problema è che la Fiorentina di partite ne avrà da giocare molte, martedì di nuovo in campo contro il Bologna in Coppa Italia, e qualche ricambio è fisiologicamente necessario. Da inizio stagione, a parte qualche miracolo sporadico qua e là, le risposte da parte di chi avrebbe dovuto dare ossigeno ai titolari sono state a tratti pessime.
Servirà il mercato, sì, e qualcuno se ne andrà. Ma servirà anche un miracolo per ritrovare alcuni elementi della rosa che in questa prima parte di stagione sono stati ben al di sotto della sufficienza. Praticamente in ogni partita giocata.