Crescita continua e convincente. Amrabat è un punto fermo della Fiorentina… e del suo Marocco
Nelle ultime settimane prima della sosta, dopo mesi scricchiolanti e momenti molto complicati, la Fiorentina ha rialzato la testa e ha intrapreso un netto miglioramento. Durante l’arco di questa prima parte di stagione, sono mancate all’appello le qualità di molti giocatori; un fattore che ha contribuito al ritardo in classifica, più volte sottolineato da mister Italiano. Tra le poche certezze della squadra viola, è spesso (se non quasi sempre) spiccato Sofyan Amrabat.
Il marocchino è il faro del centrocampo della Fiorentina, il condottiero della mediana. La sua storia a Firenze è la perfetta metamorfosi della squadra, fatta di alti e bassi e caratterizzata da eccessi. Non sembrava stargli stretto, il ruolo di riserva di Lucas Torreira nella scorsa annata, anche perché era ad un passo dall’addio: nel mercato invernale 2022, il Tottenham di Antonio Conte ha insistito fino all’ultimo, salvo poi ripiegare su Bentancur della Juventus. Da quel momento in poi, dopo aver rischiato di perdere tutto, Amrabat comincia il suo percorso di riscatto. La vittoria a La Spezia, con la sua rete al 90° minuto, è soltanto (e fortunatamente) un punto di ri-partenza.
Per questa stagione, la Fiorentina ha deciso di consegnargli le chiavi della mediana, che il classe ‘96 sta letteralmente monopolizzando. Non è certo un maestro in fase di costruzione, d’altronde i piedi non sono i suoi alleati perfetti (ed è migliorato anche in questo rispetto ai minimi storici), ma il suo carisma viene fuori nei movimenti e in fase di non possesso. Amrabat possiede il certificato del lavoro sporco della squadra: si sbatte continuamente con gli avversari, recupera palloni, si impone fisicamente, diventa un fattore aggiunto quando è utile giocare in orizzontale (ma un malus in caso contrario). Circondato da una pedina con piedi buoni e corsa, perché è necessario un elemento al suo fianco, emerge come uno dei migliori dell’intero collettivo, con la netta sensazione che la sua crescita non sia ancora terminata.
Intanto, nel Mondiale in Qatar in corso, Amrabat ha già dimostrato di essere un totem non soltanto per la Fiorentina. Il Marocco di Regragui lo reputa un elemento imprescindibile, basta guardare la prima partita del girone, il pareggio a reti bianche contro la Croazia. Anche in Nazionale, l’ex Verona non rinuncia ad esibire le proprie peculiarità, nel bene e nel ‘male’. Tanti palloni recuperati, la solita devastante fisicità e una sana dose di grinta, accompagnate dall’imprescindibile cartellino giallo (è stato addirittura l’unico ammonito della gara). Appuntamento alla prossima sfida Mondiale, domenica contro il Belgio, in attesa di rivedere all’opera Amrabat e di capire quanto può contribuire alla spedizione marocchina.
Il marocchino è il faro del centrocampo della Fiorentina, il condottiero della mediana. La sua storia a Firenze è la perfetta metamorfosi della squadra, fatta di alti e bassi e caratterizzata da eccessi. Non sembrava stargli stretto, il ruolo di riserva di Lucas Torreira nella scorsa annata, anche perché era ad un passo dall’addio: nel mercato invernale 2022, il Tottenham di Antonio Conte ha insistito fino all’ultimo, salvo poi ripiegare su Bentancur della Juventus. Da quel momento in poi, dopo aver rischiato di perdere tutto, Amrabat comincia il suo percorso di riscatto. La vittoria a La Spezia, con la sua rete al 90° minuto, è soltanto (e fortunatamente) un punto di ri-partenza.
Per questa stagione, la Fiorentina ha deciso di consegnargli le chiavi della mediana, che il classe ‘96 sta letteralmente monopolizzando. Non è certo un maestro in fase di costruzione, d’altronde i piedi non sono i suoi alleati perfetti (ed è migliorato anche in questo rispetto ai minimi storici), ma il suo carisma viene fuori nei movimenti e in fase di non possesso. Amrabat possiede il certificato del lavoro sporco della squadra: si sbatte continuamente con gli avversari, recupera palloni, si impone fisicamente, diventa un fattore aggiunto quando è utile giocare in orizzontale (ma un malus in caso contrario). Circondato da una pedina con piedi buoni e corsa, perché è necessario un elemento al suo fianco, emerge come uno dei migliori dell’intero collettivo, con la netta sensazione che la sua crescita non sia ancora terminata.
Intanto, nel Mondiale in Qatar in corso, Amrabat ha già dimostrato di essere un totem non soltanto per la Fiorentina. Il Marocco di Regragui lo reputa un elemento imprescindibile, basta guardare la prima partita del girone, il pareggio a reti bianche contro la Croazia. Anche in Nazionale, l’ex Verona non rinuncia ad esibire le proprie peculiarità, nel bene e nel ‘male’. Tanti palloni recuperati, la solita devastante fisicità e una sana dose di grinta, accompagnate dall’imprescindibile cartellino giallo (è stato addirittura l’unico ammonito della gara). Appuntamento alla prossima sfida Mondiale, domenica contro il Belgio, in attesa di rivedere all’opera Amrabat e di capire quanto può contribuire alla spedizione marocchina.
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